(B.Tucci) Roma ritrovata, Lazio a gonfie vele. E, fra dieci giorni, ecco il derby. Non si parla d’altro, ormai. Luis Enrique contro Edy Reja: due scuole, due modi diversi di vedere il calcio. Che partita sarà? Una sola speranza: quella di assistere ad uno spettacolo degno di questo nome. Certo, gli ingredienti per un match al cardiopalma ci sono tutti. I biancazzurri non vincono da una vita: per cinque volte il risultato ha dato ragione ai giallorossi e negli ultimi quattro incontri era proprio Reja a sedere sulla panchina della Lazio. Se il mister di Formello ha il dente avvelenato, dunque, lo si può capire. Però, evitiamo polemiche che turbino l’ambiente. Non vorrei sbagliare, ma credo che il derby del 16 ottobre avrà un sapore assai diverso dai precedenti.
Primo, perché la Roma a stelle e strisce è stata rivoluzionata; secondo, perché la Lazio è una squadra a trazione anteriore, capace con le sue punte di capovolgere un risultato in pochi minuti. Ed allora, ecco il motivo per il quale ho parlato di una partita che avrà caratteristiche particolari.
Alla guida della Roma c’è uno straniero, ma, attenzione, è un uomo cresciuto a Barcellona, dove di derby se ne intendono per la rivalità che divide i catalani dai madrileni. Lucho sa quindi perfettamente che le sue quotazioni potranno salire in maniera vertiginosa se vincerà la partita. E se, invece, dovesse perdere? Ugualmente Reja: di derby ne ha persi quattro di fila. Il mister si è detto sicuro di portare a casa i tre punti. Ma se dovesse fallire ancora una volta? Non sarebbe la classica goccia che fa traboccare il vaso? Insomma, sarà sì o no un match vietato ai cardiopatici? Sì, senza dubbio. Ma sugli spalti e fuori dallo stadio, per carità, ci si comporti da tifosi veri. Aggiungere altro sarebbe inutile.