(R.Maida) – A poche ore dal derby, Thomas DiBenedetto allontana i cinesi. Alle indiscrezioni sull’interessamento di un fondo sovrano di Pechino per metà (20%) delle quote azionarie in possesso di Unicredit,
lui replica così: «Do per scontato che la banca cederà la sua partecipazione in As Roma a un gruppo di romani, che saranno sicuramente interessati a fare il bene della squadra» . Una scelta di campo che sottolinea la validità dei patti parasociali: entro il 30 marzo Unicredit può vendere fino al 35 per cento delle sue azioni a imprenditori italiani. I nomi? Parnasi, Angelini, Toti. I soliti.
ENTRO IL 2016 -Nell’intervista a Bloomberg, DiBenedetto è tornato sullo stadio di proprietà. «Abbiamo degli incontri da fare- dice -ma abbiamo individuato un paio di siti». Dovrebbero essere Tor Di Valle e Tor Vergata. E sui tempi di costruzione?«Idealmente tre anni, ma più probabilmente parliamo di cinque ». Cinque anni anche per vincere, come diceva Totti giovedì:«Da qui al 2016 mi immagino una Roma molto forte, di successo».
STOCCATA -Sui conti in affanno, arriva un altro riferimento alla gestione Sensi:«L’obiettivo è riequilibrare il bilancio senza la Champions League. Purtroppo ora stiamo pagando i peccati del passato ». Ieri però un gruppo di tifosi ha srotolato a Trigoria uno striscione contro Franco Baldini.
QUANTI BONUS –Eppure DiBenedetto ha destinato a se stesso i compensi che aveva Rosella Sensi (oltre un milione all’anno). E’ scritto nell’ultimo paragrafo di uno dei documenti (in inglese) pubblicati giovedì dalla Roma in occasione del via dell’Opa. DiBenedetto dunque sarà un presidente stipendiato. Con tanti benefit: un viaggio al mese tra Roma e gli Stati Uniti, una scorta a disposizione e una macchina con l’autista. E’ probabile che anche agli altri membri del Cda venga pagato uno stipendio.