(D.Stoppini) La premessa è doverosa: qualsiasi lettura del derby prescinde dalla casualità che regna sovrana nella storia delle sfide tra Lazio e Roma. Ecco perché in passato è successo pure che abbia segnato Giovanni Piacentini — due reti in carriera in Serie A —, o che Marco Lanna abbia deciso di colpire il pallone con la mano in area a pochi minuti dalla fine. Ma vallo a capire prima. Quello che Edy Reja e Luis Enrique possono provare a prevedere è altro. Perché il derby è soprattutto capire come si muove il compare sull’altra panchina e anticiparne le mosse. Il derby è studio, è testa ancora prima che cuore.
De Rossi e le fasce Il derby, questo derby, è sfida tra due squadre profondamente diverse, anagraficamente, filosoficamente e calcisticamente parlando. L’analisi delle prime cinque giornate dice in soldoni che la Lazio è squadra più pratica, che punta dritto alla porta avversaria. La manovra della Roma è più laboriosa — anche se l’ultima sfida con l’Atalanta sembra aver segnato un’inversione di tendenza — e persino pure più leziosa. Gli uomini di Luis Enrique toccano nettamente più palloni (755 contro 663), ma passano spesso e volentieri per il centro. La squadra di Reja invece predilige allargare il gioco: anche gli attaccanti spesso vanno a prendersi il pallone in zone laterali (Cisse sopratutto, ma anche Klose). Si può immaginare dunque che Reja possa chiedere a uno dei suoi uomini (Hernanes? Mauri?) di andare a disturbare De Rossi all’avvio dell’azione giallorossa, e che dall’altra parte Rosi e Jose Angel siano costretti (!) anche a preoccuparsi della fase difensiva.
Recupero palla La Roma è tendenzialmente una squadra più corta, che distribuisce i suoi uomini in meno metri di campo, eppure è la Lazio la squadra che usa di più la tattica del fuorigioco (5 offside provocati dai biancocelesti a partita, 2,60 dai romanisti). Fondamentale per entrambe sarà la fase di recupero palla. Per la Lazio sarà il modo di trovare scoperta la Roma, abituata a portare di solito sette uomini (tutti tranne i due centrali difensivi e De Rossi) oltre la linea del pallone. Curiosa la differente modalità di recupero palla mostrata dalle due formazioni fin qui. La Lazio è più decisa nei contrasti, la Roma è meno cattiva, abituata a intercettare il pallone sporcando le linee di passaggio avversarie. La differenza si spiega con la caratteristiche dei centrocampisti: da un lato Brocchi e Gonzalez ai lati di Ledesma, dall’altro Pjanic e Pizarro (o Simplicio) con De Rossi: più forza la Lazio, più tecnica la Roma.
In attacco E una volta recuperato il pallone? Anche qui, due modi diversi di andare a cercare la porta avversaria. La Lazio è più verticale: guadagna metri rapidamente, allarga il gioco e ama i cross, per sfruttare i centimetri di Klose e Cisse. La Roma si affida di più al dribbling e non disprezza il gioco di sponda. A tirare sono soprattutto Cisse di qua e Osvaldo di là, con la Roma più pericolosa sulla palle inattive. E se sarete un po’ in ritardo per il fischio d’inizio — allo stadio come davanti alla tv — sappiate che la Roma è più pericolosa intorno al minuto 15 dei due tempi, mentre la Lazio ama accelerare nella ripresa. Un consiglio, però: siate puntuali.