(A.Catapano) Se come diceFranco Baldini, che ne è il padre putativo, è una «Roma bambina», Luis Enrique è un papà un tantino arrabbiato. La creatura l’ha fatta grossa, per la seconda volta, e a questo giro papà è sbottato. «Dobbiamo svegliarci, non si possono commettere quegli errori in difesa — la sintesi della cazziata fatta alla squadra negli spogliatoi —: non succede nemmeno nelle giovanili, così buttiamo via il lavoro di una settimana». Non ha urlato, non ha messo nessuno in punizione eppure qualcuno si è risentito, ma il semplice fatto che sia intervenuto a caldo dimostra la delicatezza del momento: mai Luis Enrique aveva avvertito l’esigenza di parlare ai suoi giocatori al termine della partita, aveva sempre aspettato il primo allenamento utile a Trigoria.
Solo distrazioni? Se è una Roma bambina, Walter Sabatini è uno zio preoccupato. Negli ultimi dieci anni solo una volta nel 2008 i giallorossi erano partiti peggio in campionato. Sabato è rimasto negli spogliatoi con Luis Enrique, per l’ennesimo confronto tecnico, poi ha rivisto la partita tre volte, fino alle 4 di notte. Per farne questa sintesi: «Distrazioni insopportabili anche perché reiterate. Ci stiamo incartando. Dobbiamo subito invertire la rotta».
No, siamo proprio inferiori Perché in effetti il tempo comincia a stringere. Ma se è «una Roma bambina — sempre per dirla con Baldini — che deve pagare un tributo alla sua gioventù», come fai a metterle fretta? Il d.g. è stato chiaro:«Non siamo né tecnicamente né fisicamente paragonabili al Milan. Il nostro percorso è appena iniziato, ci vuole pazienza». E allora il problema è più grande: la Roma non è solo distratta, la Roma è inferiore alle squadre che lottano per i primi posti. Non è una grande, per l’appunto è ancora bambina.
E dunque? Se è così, conviene considerarla fuori concorso in questo campionato, attraversare questa stagione come un ponte verso il futuro, «quando gli altri dovranno rifondarsi e noi saremo pronti», è sempre Baldini che parla. E allora, cominciano a chiedere i tifosi, Luis Enrique faccia il rottamatore, tanto va di moda: si liberi dei senatori della squadra, arrivati al capolinea, realizzi il suo progetto o fallisca solo con i suoi uomini. E lo faccia subito, contro Novara e Lecce, partite fondamentali se non decisive per il suo destino. Se doveva restare in mezzo al guado, in effetti, tanto valeva tenersi Montella, no?