(D.Galli) Il pragmatismo è un pregio della Roma americana. Si bada ai fatti, non alle parole e la forma conta poco o nulla. In società avevano promesso di continuare a lottare per poter finalmente mettere in vendita il carnet anche per chi non è tesserato? E così è stato.
La scorsa settimana, la società ha spedito una lettera alla Lega di A per fornire ulteriori indicazioni e chiedere di poter partire. Mentre oggi (o al massimo domani) i vertici giallorossi potrebbero essere ricevuti in Osservatorio. Per parlare del derby, formalmente. Ma prima, durante o dopo, la Roma sonderà nuovamente il terreno per decidere le prossime strategie. Facciamo un passo indietro. Un bel passo indietro. A giugno inoltrato, il Viminale sottoscrive un protocollo di intesa con tutte le leghe, persino quella Dilettanti, la Federcalcio e il Coni per vietare ogni forma di facilitazione per i non tesserati, ma soprattutto per trasferire il progetto della tessera del tifoso alle società. E’ come se il Ministero dicesse: ora che abbiamo avviato la macchina, ingranate la marcia e proseguite da soli. Non è comunque un provvedimento vincolante per i club, anche perché la Lega di A non lo ha ancora ratificato. A luglio, la Roma presenta la propria campagna abbonamenti. I privilegi per i tesserati restano, ma a differenza dell’anno passato si possono abbonare anche i non tesserati. Apriti cielo. Il Viminale la stoppa. Iniziativa «lodevole», sottolinea l’Osservatorio, ma se ne parla per la prossima stagione. La Roma non ci sta. Terminata la campagna, il club pensa allora a un carnet di biglietti per 16 gare interne. Costa più di un abbonamento, ma permette di risparmiare sull’acquisto dei singoli biglietti. Rispetta tutti i requisiti di sicurezza richiesti dal Viminale, con cui peraltro c’è un dialogo costante ma oscuro, perché non si deve far sapere che Maroni ha dei funzionari intelligenti, dinamici, che hanno capito quanti problemi si risolverebbero – pensate solo ai contrasti allo stadio tra non tesserati e tesserati – con il carnet per tutti.
La Roma parte solo quando arriva il via libera dell’Osservatorio. O meglio, vorrebbe partire. Perché poco prima che iniziasse la vendita dei primi pacchetti, arriva un altro stop. Servono «più approfondite analisi». Qualche giorno più tardi, Maroni va in radio e lancia una serie di accuse alla Roma. Due sono gravi. Primo, per il Ministro la società ha agito senza informare il Viminale. Secondo, si è violato il protocollo di legalità. Il giorno dopo il Cda della Roma replica in maniera garbata ma secca a Maroni: falso, sapevate tutto. La società promette poi di dare ulteriori delucidazioni alle istituzioni sportive. Detto, fatto. La Roma ha preso carta e penna e ha scritto alla Lega di A, che in Osservatorio aveva votato contro l’iniziativa del club giallorosso. Sono stati forniti altri elementi per un giudizio sereno. I toni erano tranquilli, il clima collaborativo. La società darà alla Lega il tempo necessario per protocollare la lettera e avviare un confronto. Chiaramente, però, non può essere un tempo infinito. La Roma lo considera un primo passo. Il secondo passo sarà compiuto tra oggi e domani, quando in Osservatorio si discuterà della sicurezza per il prossimo derby. A margine, la Roma tenterà di capire che aria tira prima di stabilire una linea di condotta. Una cosa è certa, a Trigoria non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Perché il carnet non sarà una carta di pagamenti, ok. Però è una tessera del tifoso di Serie B. E se la tessera deve essere uno strumento di prevenzione della violenza allo stadio (non sono parole nostre, intendiamoci), il carnet è perfettamente in regola. Se il pacchetto di gare viene ostacolato, se non viene consentita alla Roma una libera iniziativa di biglietteria che non viola le regole e viene così procurato un danno notevole alle casse societarie (gli abbonati quest’anno sono stati meno di 17 mila!), allora non ha più senso proseguire sulla stessa strada del Viminale. Al prossimo immotivato alt, avvertono a Trigoria, l’As Roma Club Privilege potrebbe essere depotenziata.