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IL ROMANISTA. DiBenedetto è presidente: «Per una grande Roma»

Thomas Di Benedetto

(D.Galli) – Un anno fa, di questi tempi, il futuro era avvolto nella nebbia. Dodici mesi dopo, è il sole di Boston a illuminare Trigoria, l’As Roma e i romanisti. Thomas Richard DiBenedetto è da ieri il ventiduesimo presidente.

E’ il nuovo che avanza e che adesso comanda pure. L’ultima eredità di quel passato incerto e autofinanziato è invece un bilancio in rosso profondo: trenta milioni e 580 mila euro. Un fardello che l’As Roma si porterà appresso anche nel prossimo esercizio. L’Assemblea degli azionisti si è turata il naso e lo ha approvato. Se le cifre tradiscono una ferita ancora da cicatrizzare, il futuro è nostro. Quando l’Assemblea ha inizio, intorno alle 15.30, è la voce di DiBenedetto a rasserenare soci e tifosi, anzi soci-tifosi come comprende rapidamente Mr Tom. «Sono molto onorato – spiega in inglese – di diventare presidente della Roma. Sono impressionato da quanto amore gli azionisti della Roma hanno dimostrato di mettere nella Roma. Voglio assicurare che il gruppo dei miei soci statunitensi e Unicredit stanno lavorando duramente per rendere la Roma più forte ed efficiente a livello di squadra e di staff tecnico».

I soci. Ovvero DiBenedetto, D’Amore, Ruane e Pallotta (la sua presenza avrebbe fatto piacere a qualche azionista). Loro hanno il 60% di Neep Roma Holding, la controllante dell’As Roma. L’altro 40% è di Unicredit. Per ora, però, perché a margine dell’Assemblea il deputy CEO della banca e consigliere giallorosso, Paolo Fiorentino, apre le porte a una dismissione parziale della quota della banca: «Piacerebbe sia a noi sia ai nostri amici americani avere tra gli azionisti anche un gruppo cinese. Ci darebbe, in questo modo, maggiore apertura su altri mercati». Mentre Fiorentino parla, i lavori assembleari non proseguono affatto spediti, come forse Mr Tom avrebbe pensato. Chi non ha mai partecipato a un’Assemblea dei soci dell’As Roma non può capire. E’ un affresco di umanità, un mosaico di personaggi diversissimi, qualcuno di loro pare uscito da una pellicola di Verdone. Esempio. Chissà cosa sarà passato per la testa di DiBenedetto quando l’azionista Leoni ha ritirato fuori il suo storico cavallo di battaglia: il marchio della Roma sui biscotti Gentilini – l’anno scorso, la Sensi gli consigliò di metterci sopra la Nutella – o sull’acqua minerale, «che normalmente non bevo, ma se ci fosse il logo giallorosso un paio di volte a settimana mi farei un goccio…».

Quando Fenucci glielo traduce, Mr Tom sorride divertito. Per un attimo, le occhiaie figlie della stanchezza e del jet lag sembrano sparire. L’intervento del mitico ingegner Palma, che nel 2010 si era presentato con una bandana rossa alla Rambo e aveva ingaggiato un leggendario duello verbale con l’allora presidente Rosella Sensi, è sempre effervescente. Palma riparte da dove aveva lasciato: attaccando (anche pesantemente) i Sensi. «Sono finalmente ottimista per il futuro, ho fiducia verso la nuova proprietà. Il bilancio, l’ultimo della famiglia Sensi, non è un bel bilancio, non è una bella eredità». Palma chiede maggiore rispetto per i piccoli azionisti, si interroga se la nuova società non intenda riacquistare Trigoria (As Roma Spa paga l’affitto ad As Roma Real Estate) e vuole che venga abbandonata la sponsorizzazione tecnica con Kappa. L’avvocato Cappelli, che si presta a presiedere l’Assemblea (quando lo stanchezza gli gioca un brutto scherzo, per deformazione professionale la chiama «aula»), gli risponde così: «Il contratto di locazione per Trigoria scade quest’anno. Nel canone di affitto sono compresi servizi, ristoranti e manutenzione del verde. Il contratto è a condizioni di mercato. Il riacquisto non è escluso a priori, ma è una valutazione che andrà affrontata più avanti». L’azionista Leoni non fa sorridere solo DiBenedetto con la storia dei Gentilini. Durante il suo intervento, domanda polemicamente: «Perché Montini non gioca con il Benevento?». Dalla sala stampa – i giornalisti assistono all’Assemblea da un monitor – si alza un coro: «Perché è rotto!». Leoni non è domo. Insiste. Ci rifà. «E Scardina dove sta?». Dalla sala stampa, di nuovo: «Al Viareggio!».

Stupendo. All’austera ed elegante figura dell’avvocato Fabrizio Grassetti, che porge il saluto e il consenso alla nuova società dei club associati all’Unione Tifosi Romanisti da lui guidata, si contrappongono i “verdoniani”. Bruno Quinzi, che si definisce «sempre mezzo macellaio», ce l’ha col sistema: «Oggi è più facile andare a parlare con il Papa che fare un biglietto per la Roma. Fanucci (dice proprio così: Fanucci, ndr) lo sa…». E chiude con un monito enigmatico ed inquietante: «Roma vive sul tempo, sul commercio e su due ruote». L’avvocato Sergio Pizzicaria prima si autocompiace di essere «un sopravvissuto della Roma del primo scudetto», poi si fa prendere dall’emozione: «Questa società mi dà le garanzie, perché è stato preso Branco Baldini». Testuale: Branco Baldini. Branko e le stelle… Alla fine, e chissà perché, se la prende sia con De Rossi («se vuole una cifra astronomica per il rinnovo, la Roma metta Viviani a rappresentarla»), sia con la precedente gestione («soldi spesi malissimo»). Termina con un paio di richieste. Una è per Luis Enrique: «Faccia giocare Borriello dal primo minuto». L’altra è per Baldini: «Non lo venda». Le repliche della proprietà sono affidate a Cappelli, Fenucci e a Franco Baldini per la parte tecnica, leggi De Rossi (in un’altra parte del giornale) soprattutto. Cappelli affronta il nodo dello stadio di proprietà: «E’ il progetto più importante che abbiamo in cantiere. Non sono ancora state scelte delle aree. Il dossier-stadio è prioritario. Sarà il primo che sarà affrontato dal nuovo consiglio, che si insedierà al termine dell’Assemblea». Sulla ricapitalizzazione dice: « Nell’arco dei prossimi tre anni sono previsti aumenti di capitale per ottanta milioni. Cinquanta per il primo anno, dieci per il secondo e venti per il terzo, ma solo qualora la società ne abbia bisogno. E poi c’è un’ultima tranche di venti milioni per coprire l’eventuale indebitamento. Il totale è di cento milioni. Comunque, questi importi sono stati stanziati».

L’ex presidente fa poi il punto sull’Opa («al momento sono state consegnate azioni per 800 mila euro») e sulla presunta ritardata cessione di Menez e Vucinic: «La campagna trasferimenti inizia il primo luglio». Fenucci affronta una serie di temi legati alla tutela del marchio As Roma, alla biglietteria e ai social network. «Il fattore principale del merchandising – sottolinea l’ad – è lo sponsor tecnico. La società ha confermato la partnership con Kappa, stiamo ragionando su come può essere gestito l’accordo. Sappiamo che Kappa sta rilanciando dei marchi storici come Superga e K-Way. Siamo interessati soprattutto alle opportunità del versante estero. Dovremo far sensibilizzare tutti e dare grande attenzione al fenomeno del mercato della contraffazione». Sui cataloghi della Roma su internet, che non sono ancora aggiornati, spiega: «La società sta lavorando per ampliare i canali multimediali dei tifosi. Presto sarà inaugurato il nuovo sito internet». Sfoggiando una padronanza assoluta della materia, Fenucci dà delle risposte anche sul break even, che poi altro non è che il punto di pareggio all’interno di un bilancio: «Quando ci arriveremo? E’ la classica domanda da palla di vetro. Il club ha una situazione che rimarrà tale fino a fine anno, ed è una situazione economico-finanziaria difficile. Tutte le società di calcio dovrebbero mirare da una parte ad un equilibrio economico-finanziario e dall’altra a quello sportivo. Quindi, non solo dando attenzione alla “mission” sportiva che è una delle cause del calo del calcio italiano. Diciamo che con un nuovo impianto di proprietà potremmo assistere ad un ipotetico pareggio dei conti».

A una domanda su come sono state impiegate le nuove liquidità, l’ad chiarisce: «I primi trenta milioni sono stati spesi per gli impegni di remunerazione improrogabili. Come gli stipendi accumulati e le commissioni per l’acquisto del parco giocatori». Fenucci fa anche il punto della situazione sullo spostamento di alcuni uffici al Foro Italico: «Abbiamo un ottimo rapporto con il Coni, è in corso una ridefinizione della convenzione per i prossimi anni. Potremmo rivedere l’assegnazione dello spazio dello stadio dedicato agli sponsor. E in questo contesto anche la dislocazione di uffici della As Roma. Nel nostro programma è previsto anche l’inserimento di un box office nei pressi dei nuovi uffici». La nuova biglietteria dovrebbe essere aperta laddove sorgeva l’ex Ostello della Gioventù. O della Juventus, come diceva la spagnola Marisol in un “Sacco Bello”. Ecco, potrebbe essere quello il set ideale della prossima Assemblea. Verdone ci pensi

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