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IL ROMANISTA. Heinze: “Uniti verso la vittoria”

Heinze

( D.Giannini) «Giocare in Italia, nella Roma, era l’ultimo sogno che avevo e ringrazio Dio che sono riuscito a coronarlo». Gabriel Heinze è un uomo e un giocatore appagato. Non che non abbia più voglia, anzi è il contrario.
E’ appagato nel senso buono, nel senso che si è goduto ogni momento della sua straordinaria carriera e che ora vuole divertirsi ancora un po’, in giallorosso. Il difensore argentino, che ci a messo poche settimane a guadagnarsi una maglia da titolare, si è raccontato di fronte alle telecamere di Roma Channel e ha parlato già di un bilancio «sicuramente positivo».
Anche perché è arrivato nel Paese delle sue origini: «E’ un orgoglio avere discendenza italiana, una delle persone che amo di più, mia madre, è italiana. E’ stato un vero e proprio regalo che io, come figlio, ho voluto fare a mia madre ma non solo in questa parte della mia carriera ma sin da quando ho lasciato l’Argentina. Le avevo promesso che nel giorno in cui avessi avuto la possibilità di giocare in Italia, lo avrei fatto». Prima però c’erano state tante altre grandi esperienze. Al Manchester, ad esempio: «Ferguson mi ha accolto a braccia aperte e mi ha permesso di crescere come persona e calciatore. Per me è stato un orgoglio vestire quella maglia, ma ho vestito con orgoglio tutte le maglie che ho indossato. La fascia di capitano? La prima volta me la consegnò Ferguson e la seconda Giggs e io chiesi perché e loro risposero perché me lo meritavo e io l’unica parola che dissi fu “grazie”».
Dal Manchester alla Roma e a un gruppo giovane nel quale lui è uno degli uomini d’esperienza: «E’ fondamentale avere nello spogliatoio un mix di giovani e veterani. Poi al giovane spetterà capire se recepire i consigli. Alla Roma ci sono tanti giocatori esperti che possono svolgere questo ruolo di modello. Il tempo dirà se Heinze ha aiutato squadra e club a crescere. A dire il vero non mi considero un leader. Quello che vedono i tifosi non è altro che il mio modo di essere. Per vincere è necessario essere uniti. A me, in particolar modo, piace scherzare e parlare con i compagni. Non lo faccio sempre però… altrimenti il mister si arrabbia».
E il feeling con Burdisso? «E’ importante parlare la stessa lingua, ma nel calcio a certi livelli ci sono parole che i calciatori conoscono e non ci sono impedimenti. Quello che conta è la qualità e in questa squadra ce n’è in abbondanza». Poi sul possibile passaggio in estate alla Lazio: «No, non ho rifiutato la Lazio. Personalmente non ho avuto nessun contatto con loro. Nel momento in cui ho capito quanto fosse concreta la possibilità di giocare nella Roma ho deciso di venire a tutti i costi. E con presupposti come questi le trattative sono state molto semplici. Lo dico e lo ribadisco ho sempre voluto la Roma».
Ferguson ha paragonato Giggs a Totti… «Giggs è un esempio per quello che ha fatto, esattamente come Totti sta facendo per la Roma. Dal canto mio posso dire che sono due esempi da ammirare». E Luis Enrique? «Il volume di lavoro che stiamo facendo è impressionate. E’ una persona sicura e dà fiducia a tutti. Ha voglia e le idee chiare». L’ultima è sul derby e su un suo possibile gol: «Mi interessa poco se sono io a segnare, quello che mi interessa sono i tre punti».

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