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IL ROMANISTA. Kjaer è giù, la Roma lo rincuora

Kjaer

(C.Zucchelli) Domenica notte, subito dopo aver lasciato lo stadio, alcuni tifosi lo hanno rimproverato per il rigore su Brocchi in modo non proprio educato. Nessuna violenza, maSimon Kjaer c’è comunque rimasto male. Già si sentiva in colpa per come era andata la partita e chiudere la giornata così non è stato il massimo. Per questo, già lunedì, sia i compagni di squadra sia soprattutto la società – nella persona di Walter Sabatini – lo hanno rincuorato al telefono. E’ servito a poco però perché ieri, quando ha messo piede a Trigoria, il danese era comunque giù di morale. I calciatori allora hanno continuato a tirarlo su, con pacche sulle spalle e un atteggiamento normalissimo fatto di scherzi e battute. Nessuno infatti vuole buttargli la croce addosso per il ko nel derby visto che momenti del genere, prima o poi, capitano nella carriera di ognuno. Kjaer ha apprezzato tantissimo il comportamento dei compagni e quando ha lasciato il Bernardini era un po’ più sereno. Gli è stato spiegato che Roma è così, passionale in tutti i suoi aspetti, che ti critica ferocemente quando sbagli nella partita più importante (anche se Brocchi è stato abilissimo a tuffarsi nell’ingenuità del danese) ma che poi ti riavvolge con calore appena ce n’è l’occasione. E Kjaer non vede l’ora di avere una nuova possibilità. Non succederà contro la sua ex squadra domenica – visto che deve scontare una giornata di squalifica – ma contro il Genoa a Marassi sarà di nuovo a disposizione con tanta voglia di riscatto, la stessa che lo accompagna da quando in estate, appena saputo dell’interesse della Roma, ha fatto pressione sul Wolfsburg per essere ceduto. E quando la trattativa stava per saltare la sua volontà e la sua determinazione sono stati decisivi. Sa che Sabatini ha puntato molto su di lui esponendosi in prima persona per il suo arrivo e sa che la conferma il prossimo anno dipende solo e soltanto dalle sue prestazioni: ecco perché, pur essendosi integrato abbastanza bene negli schemi di Luis Enriquedeve limitare la sua esuberanza (e a 22 anni ha tutto il tempo) e, soprattutto, restare concentrato per tutti i 90 minuti. Il ds, che lo ha avuto con sé a Palermo, è pronto a scommettere che questo succederà così come è pronto a scommetterci l’uomo che lo scoprì e lo portò in Sicilia: «Simon ha classe, carattere e personalità per diventare un campione di livello assoluto – le parole del ds del Padova Rino Foschi a forzaroma.info – Deve solo riabituarsi al campionato italiano, dopo l’anno passato in Bundesliga. Le migliori squadre d’Italia e d’Europa farebbero carte false per averlo in squadra. Al derby non ha fatto una brutta partita. Ho rivisto il match e ho tratto la conclusione che sull’azione del rigore non sia stato lui a commettere l’errore più grave. In quel frangente, infatti, sarebbe meglio parlare di un movimento sbagliato della squadra che ha portato Brocchi in area di rigore. A quel punto, Simon, vedendosi scappare l’avversario, ha solo tentato istintivamente di bloccarlo, come avrebbe fatto qualsiasi altro difensore»


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