(Il Romanista) – Straripante, come sempre. Il ds giallorosso Walter Sabatini racconta tutto sulla Roma in una lunga intervista concessa in esclusiva al sito romanews.eu e che vi riproponiamo quasi integralmente.
Domenica prossima la Roma sfida il Palermo. Un nuovo tuffo nel passato, subito dopo la partita contro la Lazio… Sì, ma questo è molto più sentito. Il Palermo è stata la mia utopia, solo parzialmente realizzata… Due anni fa abbiamo sfiorato la Champions e poi sciaguratamente la Roma ha perso con la Sampdoria. Ero davanti alla tv e tifavo vergognosamente per la Roma, ovviamente per un mio interesse personale. Dopo il primo tempo potevano stare 6 a 0 e a me serviva che la Samp non facesse i 3 punti. Anche col pareggio saremmo passati noi. Dopo un finale di primo tempo da 5 a 0 avevo una leggera inquietudine, ma non potevo immaginare che sarebbe finita in quel modo: 1 a 1 e poi 2 a 1… Vedevo Ranieri in panchina che diceva ai giocatori: “Perdere è come pareggiare”. E io pensavo: “No il pareggio va benissimo!” (ride).
Il suo Palermo era allenato da Delio Rossi. E’ stato un rammarico non poterlo portare alla Roma? No, non poteva essere l’allenatore della Roma per tutta una serie di considerazioni. Non perché non abbia lo spessore per allenare questa squadra… E’ che la storia è storia. Non aveva il profilo per allenare il nostro club. Il valore di Delio Rossi è da Roma e anche da Inter, ma le caratteristiche che cercavamo erano diverse.
Zamparini ha paragonato Roma e Palermo, definendoli due “cantieri”. Condivide? Il Presidente ha molto buon senso, nonostante le iperboli che ogni tanto tira fuori. Non voglio tornare sulle parole “progetto” o “rivoluzione culturale”, ma prima sono sceso negli spogliatoi con Franco Baldini ed è successa una cosa che è veramente rivoluzionaria, anche se sembra minimale: tutta la squadra, che alle dieci e mezzo deve scendere in campo, alle nove e quaranta era già a disposizione. Tutti presenti, ognuno con le sue forti motivazioni ed il lavoro introduttivo all’allenamento. Sono certo che questo sia rivoluzionario.
Dunque, i giocatori stanno acquisendo le regole di Luis Enrique. La Roma, in percentuale, a che punto è del percorso che avete programmato? Il progetto tecnico-tattico è al 50%, e la Roma è “costruenda” come mentalità e nel desiderio di imporre una cultura alternativa. Ma le abitudini e i comportamenti ormai sono vicini alla perfezione, anche se la perfezione non è né del calcio né della vita. Siamo vicini al modello che vogliamo, diciamo che da questo punto di vista siamo all’80%. Merito dei calciatori e dell’allenatore: hanno un rapporto che posso dire autorevole, non autoritario… Direi empatico, un rapporto diretto.
Si dice che la Roma andrà valutata dopo Natale. E’ un pensiero che condivide? No, io aspetto la prossima partita della Roma per valutare la Roma. Andiamo un passo alla volta. Mi sembra improprio prendermi dei tempi troppo comodi. La Roma esiste, non è una promessa. I tifosi sono più maturi di noi, non hanno bisogno di messaggi per stare tranquilli. Hanno capito tutto. Gli sportivi della Roma sono andati oltre la nostra rivoluzione; stanno facendo loro la vera rivoluzione, dimostrando pazienza, tolleranza, ottimismo. Sinceramente sono sbalordito: ci hanno superato e ora siamo noi a doverci adeguare a loro.
La squadra fa meno possesso palla e più verticalizzazioni. Luis Enrique sta tornando sui suoi passi? No, è un aggiustamento fisiologico e non credo che il tecnico sottoscriva al 100% questo atteggiamento della squadra. Combattono per trovare la giusta sintesi. Con la Lazio abbiamo giocato troppe volte con palla lunga evitando il fraseggio. E’ un problema di sintesi, è quello che sta cercando Luis Enrique tutti i giorni e che troverà. Siamo in attesa di trovare la sintesi più proficua tra l’essere una squadra un po’ barocca ed un’altra mortifera e verticale. La stiamo cercando e sono certo che la troveremo.
Chi tra i nuovi arrivati si è calato meglio nella nuova Roma ed ha già ricambiato la fiducia di Luis Enrique?Sicuramente Pjanic. E’ entrato con tranquillità ed autorevolezza negli schemi della Roma. E’ arrivato e non è mai uscito dal campo. Lo preferisco nel ruolo di intermedio, ma è bravo anche in altri settori, in particolare a trequarti campo. Ha giocato subito con la serenità richiesta, quella che serve per stare nella Roma. Anche gli altri hanno dato segnali. Lo stesso Kjaer, criticato in maniera esagerata dopo il derby, ha dato segnali. Gago, poi, ha giocato una buonissima gara contro la Lazio. Osvaldo: tanti gol, tanto scetticismo e la fiducia di Luis Enrique… Nelle sue prestazioni rilevo una caratterstica che lo assolve a prescindere: è generoso e regala gol. Segna con una continuità che tranquillizza. Contro la Lazio, ha combattuto come un leone. Ci sta mettendo cuore, forza e massima disponibilità. Qualcuno, però, si domanda ancora cosa abbia in più di Borriello. Marco ha fatto sempre bene quando ha giocato. Arriverà il suo momento e farà le stesse cose che sta facendo Osvaldo. Siamo contenti che sia qui con noi, ma anche consapevoli che non sta vivendo un periodo facile. E, in attesa che arrivi il suo momento, potrebbe avvilirsi un po’ e cadere in depressione. La curerà qui, ne sono certo. Serve solo una coincidenza fortunata. Borriello rimarrà a Roma, a meno che non debba convivere con uno stato d’animo totalmente negativo. Ma lui è propositivo e orgoglioso, non rinuncerà ai colori giallorossi.
Lamela è l’erede di Totti? Il Totti del domani non è ancora nato. Francesco è un giocatore insostituibile e nessuno potrà agire al suo posto. A prescindere dal valore di Lamela, che è innegabile. Kjaer, lei lo ha voluto fortemente.
Dopo quanto accaduto nel derby crede sia sempre un giocatore da Roma? Facciamo chiarezza: tutti i giocatori li ho voluti io. Kjaer l’ho portato qui e per forza credo che sia da Roma. Sta facendo e ha fatto errori, ma li correggerà, perché ha doti intrinseche straordinarie. Fisicità e velocità, impatto e tante altre cose. Paga un dazio altissimo per un errore letale in una gara delicata e per ottenere il perdono dovrà fare una serie di prestazioni senza sbavature. Ma avrà tempo e modo di farlo. Heinze nel rapporto qualità-prezzo è stato il migliore acquisto della Roma? Non riesco mai a fare ragionamenti commerciali sui calciatori. Quando penso ai 9- 10 nuovi arrivi della Roma, è come se li avessimo pagati 4 milioni ciascuno. E’ un conto grossolano e se mi sente Fenucci mi straccia il cartellino… L’acquisizione di Heinze è stata veramente importante, per il suo valore e per quello che trasmette al gruppo. Per lui ogni allenamento è una partita ed è straordinariamente generoso con i compagni.
Juan se ne andrà a gennaio? Oggi nessun giocatore della Roma è sul mercato. Juan ha avuto dei problemi e Luis Enrique non lo ha conosciuto fino in fondo. È normale che debba recuperare il tempo perduto, perché il tecnico non lo ha ancora messo a fuoco…
La campagna acquisti fatta è adatta al 100% alle richieste di Luis Enrique? Non al 100%. Non c’è mai una campagna acquisti che assecondi totalmente l’idea di un allenatore. Però abbiamo cercato di starci il più vicino possibile. Direi che siamo al 60%, che è già un bel numero. Il tecnico ha fatto delle segnalazioni che la società ha visionato. Alcune si sono tradotte in acquisti, altre no. La tendenza è stata comunque quella di stare vicino alle sue richieste.
Se il 60% del mercato fatto premia le scelte di Luis Enrique, il restante 40% se lo è diviso con Baldini? No, così pare che Luis Enrique abbia presosei giocatori e io e Franco quattro. Io intendo dire che i ragazzi arrivati e quelli rimasti sono adatti al 60% rispetto al calcio che vuole fare il nostro allenatore. Non parlo del loro valore, ma delle loro caratteristiche. Per spiegare meglio come lavoriamo: Bojan ci è stato segnalato dal tecnico, ma è altrettanto vero che lo avremmo preso comunque se ci fosse stata l’occasione. Gago è ascrivibile a Franco Baldini per la sua storia personale, ma la verità è che abbiamo studiato tutti assieme le situazioni di mercato. E’ chiaro che poi i rapporti del giocatore con Franco hanno reso più facile l’operazione.
Può indicarci un calciatore fisico che aveva in mente e che però poi non è entrato nel progetto? Pensavo di prendere Fernando del Porto, poi ho visto De Rossi esaltato in quel ruoloil tecnico molto contento e ho cambiato obiettivi.
La Roma tornerà sul mercato a gennaio per puntellare qualche reparto? Sì, torneremo sul mercato. Non posso indicare pubblicamente quali sono i reparti su cui interverremo, ma ci saranno operazioni sia in entrata sia in uscita.
La Roma è un po’ carente sugli esterni. E’ questo il reparto da rinforzare? Ci serve ancora tempo per prendere questo tipo di decisioni. Voglio ricordare però che ci sono giocatori che non hanno espresso a pieno il proprio valore, come Cicinho e Cassetti che hanno giocato poco o Rosi che sta facendo molto bene. Inoltre Jose Angel è il miglior fluidificante della serie A.
C’è il rischio che Bojan possa essere solo un giocatore di passaggio? E’ della Roma per 2 anni e poi c’è la possibilità di riacquistarlo. Ora ci sono delle condizioni pesanti, ma possono cambiare nel tempo, tutto è rinegoziabile. La gente non deve non affezionarsi a Bojan considerandolo transitorio. Potrebbero verificarsi le condizioni perché diventi un giocatore stabilmente della Roma. Anzi io sono certo che si fermerà a Roma anche dopo. Il ragazzo si sta innamorando di questa squadra e magari già da gennaio torneremo a trattare col Barcellona.
Cosa risponde a chi dice che i migliori sono sempre quelli della vecchia guardia? Beh speravo e in fondo sapevo che la vecchia guardia avrebbe costituito la struttura trainante della squadra. Ci mancherebbe altro! Nessuno ha mai detto: “La nuova Roma sarà la vera Roma”.
Quanto tempo ci vorrà perché questi due nuclei di giocatori si integrino al meglio e arrivino a dare lo stesso contributo? Sarà fisiologico. Calcisticamente ci vogliono due anni. Non sono abituato a darmi dei bonus così importanti, però non si può pensare che ci voglia di meno, sarebbe una pretesa assurda. De Rossi… De Rossi non andrà via. Dico solo che non andrà via, glielo impediremo! (sorride). Non può andare via, nessuno di noi vuole che vada e nemmeno lui vuole lasciarci. Non voglio entrare nella vicenda, ci vuole totale riservatezza e non voglio che il privato del giocatore venga sbandierato. Dico solo che gli impediremo di andarsene. Ci avvicineremo. E Lui stesso si “auto-impedirà” di lasciarci.
Dovremo aspettare molto per questo regalo? Succederà nel corso dell’annata. Intanto gioca con tranquillità totale nonostante il contratto in scadenza. Lui è un calciatore particolare, è un uomo senza paura, è un ragazzo estremamente coraggioso.
C’è stato qualche problema anche con Totti. Ci sono calciatori che non saranno mai un problema e Francesco è tra loro. Non abbiamo mai rischiato di perderlo. Determinate situazioni hanno generato equivoci, ma nessuno ha mai messo Francesco in discussione. Mi spiace invece avere dovuto rilevare – ma questo fa parte degli aspetti tossici della comunicazione – che qualcuno abbia ipotizzato una mia conflittualità con Totti. Della mia conferenza stampa sono state colte ad arte alcune cose che non esistevano. Quella era una conferenza per Totti e qualcuno l’ha interpretata come una conferenza contro Totti. Io ho fatto qualche equilibrismo dialettico, ma c’è stata feroce volontà di leggere maliziosamente le mie parole. Da quando Totti ha parlato con lei, la crisi è stata risolta. Questo però la gente non sembra averlo notato! (ride). Nessuno ha evidenziato che siamo andati verso la normalizzazione totale, che poi è l’obiettivo di chi fa il mio mestiere.
Ha mediato anche con Luis Enrique? Le cose di gestione quotidiana sono irriferibili. Non ho convinto Luis Enrique né nessuno. Lui si è convinto da solo e Totti si è adeguato ai comportamenti di cui parlavo. Non si è rimesso in riga, i due si sono sintonizzati spontaneamente. Lei finora ha rappresentato la Roma in tutto e per tutto.
L’arrivo di Baldini la costringerà a tornare nell’ombra? Per me è un privilegio lavorare lontano dai riflettori: ci sono tante cose che devo fare e preferisco farle sotto traccia. Normalmente a quest’ora (11.30 del mattino) dovrei avere già visto un paio di partite. Baldini rappresenterà la Roma al meglio. Farà tutto quel che serve perché squadra e società si sviluppino ulteriormente.
Avete due grosse personalità. Ci sono mai state frizioni tra di voi? Non ne abbiamo avuto il tempo, ora ne faremo di discussioni… (ride). Siamo molto vicini sul pensiero calcistico e questo è quello che conta qui dentro. Poi nella vita lui ha tanti interessi che io non ho e siamo diversi sia nella maniera di esprimerci che di porci.
Cosa manca a Luis Enrique per diventare un allenatore al top? E’ già un allenatore top. Gli manca soltanto la storia, ma non è colpa sua, è ancora giovane.
Eppure viene da una Serie B, come si fa a definirlo già un allenatore di primo ordine? Perché vedo come allena, vedo quanto studia e come i giocatori recepiscono i suoi dettami.
E’ maniacale? Non direi, è molto puntiglioso.
Lo ritiene l’allenatore del futuro? Il mio auspicio forte è che resti qui, è un mio grande desiderio e lavorerò per questo. E’ un allenatore forte, straordinario. Il suo problema non lo può risolvere lui: è giovanissimo. Questo è un privilegio ed un problema al tempo stesso, perché non ha ancora una storia che possa collocarlo tra i migliori…
Non teme che verrà tentato da altri club? Lui oggi considera la Roma tra le prime squadre europee, ma questo pensiero è prematuro.
Luis Enrique lo ha scelto Baldini, vero? E’ stata una scelta spontanea di entrambi, sembra incredibile, ma è andata così. Unaconvergenza quasi prepotente, una cosa del tutto casuale. Mi è stato segnalato verso maggio da un procuratore italiano. Qualcuno mi ha ha inviato del materiale che lo riguardava: ritagli di giornale, vecchie interviste, dichiarazioni ecc.Dopo aver letto i suoi pensieri ho chiamato Franco e gli ho chiesto: “Prenderesti uno che dice queste cose, che pensa queste cose?”. E lui: “Prendiamolo subito!”, senza nemmeno sapere di chi stessi parlando. Poi gli ho detto chi era e Franco è andato subito ad incontrarlo.
Passiamo a un tema delicato: la proposta di radiazione che la riguarda. Molti hanno usato questa storia per colpirmi professionalmente. Ma non saranno queste piccole tavole rotonde che mi impediranno di portare avanti il mio mestiere.
Totti e DiBenedetto parlano di 5 anni per diventare grandi. Non le sembrano troppi? Si, sono troppi. Loro sono stati giustamente prudenti, ma la prudenza non è una mia prerogativa. Direi di abbassare la soglia: dobbiamo diventare competitivi e lottare per vincere nel giro di due anni. Però la loro piattaforma è da sottoscrivere.
Ad oggi, alla luce del derby perso e in vista dell’ottava giornata, a che punto è la Roma in percentuale? Direi al 60%. Se faccio riferimento ad alcune cose viste anche durante il derby posso stare tranquillo, ma ci sono ancora troppo segnali di discontinuità nei 90 minuti. Pause troppo ricorrenti che dobbiamo correggere al più presto.
A proposito di derby, ci levi una curiosità: come giudica l’esultanza di Osvaldo? La sua maglietta non ci è piaciuta, anche se voleva essere un gesto simpatico verso un compagno infortunato.
Uno sguardo al Settore Giovanile. E’ arrivato l’ottimo Tallo ed è stato provato Florentin, poi andato al Cesena.
Avete stanziato un budget preciso? No, ma la società mi ha dato facoltà di intervenire. L’operazione Tallo è a cavallo tra Settore Giovanile e Prima Squadra. Albert o D e R o s s i s i o c c u p a d e l l a ricostruzione/costruzione di questo giocatore, che ora sta facendo molto bene, come di altri giovani noti cresciuti nel nostro Settore Giovanile.
Una curiosità: perché firma sempre per un anno? Perché la società deve avere facoltà di cambiare direttore sportivo senza vincoli. La società deve essere libera di fare un’altra scelta senza il patema di un contratto a lunga scadenza. E’ uno stimolo per me e per la società. Non firmerei per 5 anni neanche se me lo chiedesse DiBenedetto.