(C.Zucchelli) Venti minuti abbondanti di colloquio con Luis Enrique e il suo staff, le solite telefonate da e per i suoi mille telefoni e una chiacchierata – quella con Osvaldo – da rimandare a stamattina.Per Walter Sabatini a Trigoria sembra non esserci un attimo di pace: ieri ha atteso l’arrivo della squadra, si è sistemato su una panchina e ha osservato tutto l’allenamento, minuto per minuto. Gli è piaciuto l’atteggiamento della squadra e dello staff, la voglia di mettersi alle spalle al più presto il derby (come stiscione fuori da Trigoria suggeriva) per ricominciare a vincere già domenica, quando lui tornerà allo stadio e quando all’Olimpico troverà di fronte la squadra che più di tutte gli è rimasta nel cuore, il Palermo. E proprio di Palermo ha avuto modo di parlare con Luis Enrique e i suoi collaboratori intorno a mezzogiorno, dopo l’allenamento e prima del pranzo. Non lo hanno fatto in qualche sala del Bernardini ma in campo, sotto gli occhi di tutti, proprio perché non c’era nulla di segreto. L’ampio gesticolare – da qualcuno interpretato come segno di tensione – era in realtà figlio solo della voglia di spiegare, da parte di Luis Enrique, alcune scelte tattiche del derby. A Sabatini è piaciuto nel complesso l’atteggiamento della squadra che ha tentato fino all’ultimo di vincere la partita e che in inferiorità numerica ha sì sofferto ma non si è mai disunita, mentre è preoccupato dal fatto che, come già successo contro l’Atalanta, i giocatori abbiano staccato la spina nei primi dieci minuti del secondo tempo. Distrazioni che contro i bergamaschi sono costati il gol di Denis – poi risultato inutile – mentre nel derby hanno portato al pareggio di Hernanes e soprattutto all’espulsione di Kjaer che ha cambiato la partita.Non solo passato però: Sabatini e Luis Enrique hanno parlato anche del futuro e della sfida di domenica con riferimenti alla prestazione degli uomini di Mangia a San Siro contro il Milan. Il ds e l’allenatore sanno che i rosanero in trasferta sono meno pericolosi che in casa ma sanno anche che essendo una buona squadra con un ottimo tecnico servirà la Roma migliore per vincere. Una Roma che deve continuare a mostrare miglioramenti dal punto di vista del gioco e sotto questo aspetto Sabatini ha la massima fiducia nello spagnolo e nel suo staff tanto che ieri, lasciando Trigoria, se l’è cavata con una battuta: «Luis Enrique è il maestro e io l’allievo ». Un’altra cosa su cui il ds ha voluto porre l’attenzione è stato l’atteggiamento di Osvaldo: l’attaccante, autore di una prova generosissima, non dovrebbe essere multato per l’ammonizione (come da lui stesso confermato ai tifosi fuori Trigoria) ma stamattina Sabatini ci parlerà perché l’esibizione della maglietta “Vi ho purgato anch’io” – specie dopo appena 5 minuti di gioco – non l’ha fatto impazzire (per usare un eufemismo). Va bene la goliardia e lo sfottò, ma certi gesti, se fatti in momenti poco opportuni, rischiano di diventare un boomerang in grado di dare ancora più forza all’avversario. E gli insulti di alcuni laziali (calciatori e non) al giocatore a fine partita ne sono la dimostrazione.
Sabatini vuole che la Roma, soprattutto in questo momento, pensi soltanto al campo e sia ineccepibile dal punto di vista comportamentale – linea ovviamente condivisa da DiBenedetto, Baldini e dagli altri dirigenti – e per questo i calciatori verranno invitati ancora una volta al massimo rigore dal punto di vista comportamentale. Per le magliette e gli sfottò poi ci sarà tempo.