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IL TEMPO. E’ dimostrato che anche Reja sa vincere

Eddy Reja

(G. Giubilo) – Ma sì, sa vincere ancheReja. Proprio nell’istante che tutti i tifosi sognano l’ultimo secondo del recupero. Dopo cinque derby persi la Lazio torna a vincere la stracittadina, con merito come testimonia la superiorità a lungo espressa. Ma la Roma dei pivelli aveva saputo tenere botta, chiudendo in vantaggio il primo tempo. Poi in avvio di ripresa l’ultima nefandezza di quel Kjaer che quando la luna è storta non ne indovina una: fallo ingenuo su Brocchi, rigore e rosso. Poi la Roma ha dovuto attestarsi in barricata, due volte l’hanno salvata i pali, ma nel finale ha sprecato a sua volta un paio di occasioni da gol, non avrebbe demeritato il pari.

Qualche decisione di Tagliavento, specialmente su contrasti dubbi, ha fatto infuriare i romanisti, tifosi e giocatori, ma il risultato non è usurpato. Come si fa, a definire sorpresa quella che ormai è consuetudine radicata? Non sa più che cosa mettere in preventivo, il tifoso romanista, quando vuole avventurarsi nelle ipotesi sulle scelte di Luis Enrique. Appena in due, De Rossi e Perrotta, esperti di derby, gli altri nove tutti all’esordio. Vacillano anche le certezze granitiche, va in panchina Burdisso, finora sempre presente a tempo pieno. Ma l’attenzione maniacale di «Lucho» alla condizione atletica dei suoi, non gli ha consentito di ignorare il peso delle qualificazioni mondiali e quello del lungo viaggio di ritorno a Roma dopo l’ultima, sfortunata parentesi in Venezuela. Nessuna timidezza in avvio, al primo assalto in velocità subito il gol, splendido l’assist di Pjanic, difesa laziale fuori tempo, Osvaldo ancora in gol. Bella esecuzione, censurabile la scritta sulla maglietta che gli costa il giallo, come l’occasione per il raddoppio clamorosamente mancata. Roma votata alle ripartenze, iniziative assidue laziali, ma il conto delle opportunità per segnare resta in equilibrio. Grande assente, nella domenica alla luce del sole, il protagonista più atteso da tutti gli appassionati del calcio: il gol. Appena due volte in sei partite battuti i portieri. Anzi «il» portiere, quello del Novara, Fontana.

Tra l’altro subentrato al collega titolare, l’albanese Ujkani: finito in ospedale con quattro denti in meno e una serie di fratture al volto, dopo scontro terrificante con Morganella, ancora una vittima del «fuoco amico». Quella doppietta, firmata da Ramirez e Acquafresca, ha decretato il trionfo di Stefano Pioli, in nuova versione corredata da barba sale e pepe, all’esordio sulla panchina del Bologna. Prima vittoria per gli emiliani, ultimo gradino della classifica trasferito ai quasi corregionali del Cesena, forse la squadra più sfortunata del campionato per le interpretazioni arbitrali. Le stesse che, a Novara, hanno portato all’espulsione di un gentleman pacifico come Attilio Tesser, giudicato troppo sensibile alle ingiustizie patite. Alla resa dei conti, cinque zero a zero su sei incontri, hanno determinato una clamorosa frenata della classifica, finora due punti di media per le prime della classe, il solito film in bianco e nero interpretato da Juventus e Udinese.

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