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IL TEMPO. Roma, così non va

Esultanza

(Il Tempo) Il bonus della pazienza è esaurito. Ne sono convinti un po’ tutti a Trigoria dopo la quinta sconfitta stagionale che porta a una prima sentenza: questa Roma non è in grado di competere per il vertice e rischia di rinviare alla prossima stagione la rincorsa ai traguardi più importanti, leggasi la qualificazione in Champions. Lo dicono i numeri, una classifica deprimente, le prestazioni e le analisi dei protagonisti. «Non ho mai pensato di vincere con il Milan, c’è troppa differenza tra noi e l’oro» la considerazione di un Luis Enrique rassegnato sabato sera all’Olimpico. Le parole dell’allenatore hanno allarmato i dirigenti: il messaggio di impotenza trasmesso ai giocatori rischia di trasformarsi in un boomerang. E anche qualcuno, tra i «senatori», non ha gradito le accuse del tecnico sugli errori commessi con il Milan. Sabatini e Baldini hanno rivisto subito spezzoni della gara insieme al tecnico sabato sera all’Olimpico. Il ds ha continuato la sua personale analisi della partita fino a tarda notte e oggi ritroverà Luis Enrique a Trigoria per preparare il processo alla squadra. Già nelle spogliatoi dello stadio lo spagnolo si è fatto sentire: «Dobbiamo svegliarci, errori del genere non si fanno neanche nei campionati giovanili». Oggi, prima dell’allenamento pomeridiano, nuova dose e stavolta si aspettano repliche dei giocatori. La Roma continua a proteggere l’allenatore, non lo considera causa dei suoi mali e non ci sono avvisaglie di una resa dello spagnolo. L’esonero è da escludere a priori: sconfesserebbe l’intero progetto. Una scossa serve comunque per evitare che la squadra si senta «autorizzata» a buttare via la stagione. Negli ultimi dieci anni una partenza peggiore in campionato si è registrata solo nel 2008/09. La Roma è ancora una preda troppo facile per gli avversari. Nonostante gli evidenti segnali di crescita nel gioco e nell’identità, riesce puntualmente a farsi male da sola con cali di attenzione inaccettabili: è accaduto a Genova, si è ripetuto l’altro ieri. Non può essere un caso che su tredici reti incassate, cinque sono arrivate da calcio d’angolo. Un problema di testa, insomma. Ma c’è un altro dato che fa riflettere: con gli stop di Juan e Borini sono saliti a dieci gli infortuni muscolari in appena due mesi di partite. Cicinho si è fermato due volte, poi è toccato a Greco, Pizarro, Totti, Lobont, Kjaer ePjanic fino alle ultime due vittime di sabato sera. Con l’aggiunta dei problemi da «trauma» di Lamela, Stekelenburg, Gago, Heinze e Rosi l’infermeria della Roma ha lavorato a ritmi di un ospedale da campo. I troppi infortuni muscolari si spiegano facilmente: i ritmi di allenamento sono molto più intensi dell’anno scorso. Così la Roma corre veloce ma perde pure i pezzi per strada. Preoccupa poi l’inefficacia dell’attacco: c’è un problema di «cattiveria» anche nell’area avversaria, adesso che le occasioni vengono create con più regolarità. L’ultima «verità» emersa nella partita con il Milan è il tramonto della vecchia guardia: Cassetti è impresentabile, Juanusurato, Taddei e Simplicio emarginati per non parlare di Borriello, invocato a furor di popolo. Ma quando si perde vincono sempre gli assenti. Fallito il primo mini-ciclo di esami, adesso il calendario presenta due ostacoli abbordabili come Novara e Lecce prima di quattro gare da brivido: Udinese e Fiorentina in trasferta, Juve all’Olimpico e Napoli al San Paolo. Meglio non pensarci.

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