(T. CARMELLINI) –Come sempre tanto rumore per nulla! L’aquila non ha volato (qualcuno poi un giorno ci spiegherà perché), il derby è stato blindato come un vertice del G8 in piena guerra (qualcun altro poi ci spiegherà perché non era stato lo stesso il giorno prima per le vie della città messa a ferro e fuoco da 500 scalmanati) e l’Olimpico s’è ritrovato mezzo vuoto per i noti problemi legati alla vendita dei biglietti ai «non tesserati» (e qui le spiegazioni sono inutili così come le iniziative in questa direzione: fatte da chi non sa di cosa parla). Insomma tutto si è svolto più o meno in linea con le dinamiche di un derby della Capitale: la partita tornata ad essere (nostro malgrado: e non è un bel segnale) la più importante della stagione delle due squadre romane. Alla fine, finalmente ha vinto la Lazio, che aveva perso gli ultimi cinque: un successo che ha il sapore della liberazione da un tabù durato troppo a lungo.
Ha vinto la Lazio, perché al momento è più squadra di una Roma che è stata molto bene in campo nel primo tempo ma poi, in dieci per tutta la ripresa, non ha saputo reggere l’urto degli avversari: questione di esperienza. Ma il segnale per Luis Enrique è più che positivo: la Roma ha dei margini di crescita enormi. Totti aveva detto (scherzando…) che l’uomo derby sarebbe stato Reja. Vero, il veterano si prende una bella rivincita e porta a casa il primo derby della sua carriera. Ma a conti fatti l’uomo derby, nel senso in cui lo intendeva il capitano della Roma, è stato il biondo Kjaer… un disastro. Alla fine tanto rumore per nulla!