(M.Pinci) Non c’è festa che il dolore non possa interrompere. All’Olimpico, come su tutti i campi, la prima immagine della domenica è il gelo e gli applausi che coprono il silenzio per l’addio a Marco Simoncelli. “Ciao SuperSic”, il requiem di Totti al campione attraverso il proprio blog. Un’emozione che torna ad avvolgere lo stadio quando la Sud ricorda, a due anni dalla scomparsa, Stefano Cucchi: “Vive nel cuore di Roma”. Ma lo spettacolo deve andare avanti. A scaldare i cuori ci pensa Lamela: neanche il tempo di salutare il suo debutto che l’Olimpico deve alzarsi per applaudirne la prima gemma. Persino sua maestà Totti in tribuna si scompone, senza perdere il ghigno di chi la sa lunga, per battere le mani al suo imberbe erede.
E pensare che il benvenuto più caldo il pubblico non lo aveva riservato a “el Coco”, ma al neo d.g. Baldini che segue dalla tribuna. Prodigi della revoluciòn. Più timida, semmai, l’accoglienza per Luis Enrique: da orgoglioso asturiano se la sarà presa? Meglio, forse pensare al campo. La Roma soffre ridando fiato ai 200 palermitani in trasferta: “Palermo-Palermo”. La curva giallorossa pone rimedio: “Forza magica Roma”. Stekelenburg mette la testa recentemente infortunata davanti a Hernandez e alle paure: applaude il mental coach Llorente. «Pensavo lo pagassero solo per dare la tuta ai giocatori in panchina», tuonano dalla tribuna. Poi, il coro “Campo Testaccio” (ma non si lavorava al nuovo stadio?) accompagna al novantesimo, interrotto solo dai guantoni di Steke per l’ultimo sospiro di sollievo. La festa, però, non abita qui.