REPUBBLICA.IT (M. PINCI) – Piedi per terra. Luis Enrique, dopo la vittoria sul Palermo, ha un solo pensiero. Il gol di Lamela, i tre punti, rischiano di confondere le idee a una squadra che ha chiuso ancora una volta in sofferenza. E che, soprattutto, non soddisfa ancora le richieste di Luis. Anche per questo, nonostante un campionato senza padroni, l’asturiano nasconde la sua Roma: “Non siamo ancora una squadra da scudetto”.
“NON SIAMO DA SCUDETTO” – Una presa di posizione forte quella dell’allenatore. Soprattutto quando gli si fa notare che in vetta non ci sono Real e Barcellona, ma l’Udinese. Luis non cade nel tranello: “Se guardo l’Udinese dico che è una squadra fortissima, ha numeri da campioni con 10 gol fatti e uno solo incassato. Può vincere il campionato. La Roma? Adesso per quello che vedo non siamo ancora da scudetto, siamo in costruzione. Io non guardo la classifica, ora mi interessa solo la partita di Genova”. E allora Genova sia: appuntamento domani in Liguria,senza Totti e Pjanic, contro l’avversario che solo un anno fa sancì la fine dell’avventura romanista di Ranieri. Sicuri che nella testa della squadra non possano scattare sensazioni negative? “No, sono calciatori di esperienza e qualità: non sarà simile alla partita dello scorso anno”.
“LA VITTORIA CI HA DATO FIDUCIA, MA…” – Quanto meno lo spera, l’allenatore, anche perché ai giallorossi, appaiati con Milan e Napoli a quota 11 punti, serve un successo per non perdere il treno principale. A Lui, però, non basterebbe: “La vittoria ci ha dato fiducia, il risultato è la cosa più importante. Ma per me è importantissimo come ci arriviamo al risultato. Ci sono ancora tante situazioni che non mi piacciono. Anche vincere contro Genoa e Milan non cambierebbe nulla se non vinciamo come vogliamo”. Traduzione? “Se vinciamo uno a zero non dobbiamo fermarci. Questa è una situazione su cui dobbiamo lavorare”. Da subito, possibilmente. Anche perché “Questa è una settimana particolare, avremo in sei giorni tre partite, è difficile”. Se non altro, una certezza: “Siamo in grandissima crescita. Ma la crescita non è una linea retta”.
“LAMELA VA LASCIATO TRANQUILLO” – In crescita ma con qualche guaio di formazione. Perché le assenze di Totti, che rischia di tornare soltanto con il Lecce all’Olimpico dopo la sosta di novembre, e Pjanic, non convocato in vista del Milan, bisogna affidarsi a chi sta bene. Su tutti, Lamela: “Il suo rendimento è stato buonissimo non solo per il gol che comunque era molto difficile. Ma per l’atteggiamento. Ma non parliamo di esplosione. Un’esplosione è quando un ragazzo fa 15 o 20 gol. Ora deve lavorare con tranquillità. Ha tanto da fare, ma ha anche tanta voglia, per quanto meraviglioso è solo un inizio”. La prolungata assenza interrotta solo dal debutto con gol di domenica, però, potrebbe far pensare a un utilizzo part-time: “Se Lamela è in lista – spiega Luis Enrique – è perché può reggere due partite in tre giorni. Ma non lo so se giocherà”.
“DE ROSSI VUOLE RESTARE” – Magari, le 3 partite in 6 giorni possono essere una molla per far ruotare qualche uomo. Non una novità per Luis, che ha già impiegato 27 uomini diversi. “Cambio se penso che sia la scelta migliore di formazione, ma non c’è una regola fissa. Poi se vinciamo mi dicono: che grande rotazione hai fatto! Se perdiamo invece sento dire: hai fatto un disastro”. Chi non è mai uscito, invece, è De Rossi. Uno a cui non pesa neanche il contratto in scadenza. Il motivo? Facile, per Luis: “Quando ho sentito parlare della Roma ho penato a Totti e De Rossi. Lui ha la mentalità di chi vuole restare, è un campione. Avere un rapporto con lui è facile, gioca col cuore, sa cosa significa essere un romanista”. Per chiudere, il tecnico danza tra le sue punte, tutte in corsa per una maglia: “Bojan mi è sempre piaciuto, lo conosco da tanti anni. Ora è in crescita, aiuta in difesa, migliora nei movimenti. Borini mi piace tantissimo, ha fame, voglia, grinta e fisico. Borriello? Se mai dovesse arrivare una proposta alla società ne parleremmo io e loro. Adesso questa è la mia rosa”. Per ora, la mietitura può attendere.