

(R.Maida) Vengono tutti e due da Barcellona: uno dall’Espanyol e uno dal Barça. E stanno portando talento e reti a una squadra ancora poco concreta, Soltanto la coppia dell’Atalanta ha fatto di più: ma Denis e Moralez hanno anche più minuti come ammette Luis Enrique. Soltanto gli argentini dell’Atalanta, Denis-Moralez, hanno segnato di più nelle prime dieci giornate di campionato: 11 gol contro 8. Ma hanno anchegiocato di più: 1.646 minuti complessivi contro 1.222. Considerando gli attacchi delle grandi tradizionali (Milan, Juventus, Inter, Napoli e Lazio) nessuno è ai livelli di Osvaldo e Bojan. Ibrahimovic e Robinho (o Cassano) sono dietro. Matri e Vucinic – proprio lui, il predecessore di Osvaldo – ancora più dietro, anche se devono recuperare una partita. E persino la coppia esplosiva della Lazio, Klose-Cissè, ha prodotto meno.
LO STRANO TANDEM – Il risultato raggiunto dai due romanisti è ancora più soddisfacente se si considerano tre elementi: 1) nessuno dei due, e nessun giocatore della Roma, ha tirato un rigore; 2) nessuno dei due ha fatto mai una doppietta, quindi sia Osvaldo che Bojan hanno distribuito i loro gol nelle varie partite. La Roma, che ha ricevuto 10 gol su 13 dai suoi attaccanti, senza il contributo dei due migliori avrebbe sei punti in meno; 3) soltanto tre volte, dall’inizio della stagione, Osvaldo e Bojan sono stati titolari contemporaneamente. E soltanto in una partita, proprio contro l’Atalanta dei cecchini argentini, erano andati a segno insieme prima dell’uno-due di Novara.
L’ORIUNDO – Non lo sarebbe nessun attaccante. Tantomeno Osvaldo, che ormai si è abituato a giocare sempre. Titolare nove volte su dieci, referente di Luis Enrique in campo, grazie alla Roma ha anche trovato posto nella nazionale italiana, lui che viene dall’Argentina. Prandelli lo ha confermato ieri per le amichevoli con Polonia e Uruguay, dopo averlo mandato in campo a Pescara contro l’Irlanda del Nord. In poche settimane, Osvaldo ha già migliorato del 62 per cento il suo malloppo di reti in serie A: in tre anni tra Fiorentina e Bologna, prima di rifugiarsi all’Espanyol, si era fermato a quota 8; in questo scorcio di campionato è arrivato a 5. «Mi sento maturato – ha spiegato – più pronto rispetto a quando lasciai l’Italia. Per me è importante sentire la fiducia degli altri. E con Luis Enrique mi trovo benissimo» .