(Corriere dello Sport – R.Maida) – Se la Roma cercava un segno di discontinuità con il passato, per certi versi l’ha trovato. La squadra è discontinua: i risultati vanno e vengono, le prestazioni pure.
Il processo di crescita, illuso dalla debolezza di Novara e Lecce, torna a camminare a passo lento, molto lento, come spesso sono lenti il possesso palla e i riflessi dei giocatori. La prima delle cinque partite che dovevano chiarire le idee alla società, a Luis Enrique e ai tifosi finisce con la festa dell’Udinese. Walter Sabatini, mentre il freddo friulano prende il sopravvento sui sentimenti, parla chiaro: «Siamo delusi, volevamo fare di più, eravamo sicuri di fare meglio. Invece siamo stati timidi. Il nostro umore adesso non è buono. Dobbiamo abituarci a qualche battuta d’arresto, però questa sconfitta ci lascia tanta amarezza. E’ una serata dolorosa» .
ALIBI ZERO – Luis Enrique è convinto che il risultato sia ingiusto, Sabatini invece analizza la situazione in maniera più severa: «L’allenatore difende il suo gruppo. Questo è lodevole. Ma sicuramente manca qualcosa. Qualcosa in termini di personalità. Per battere l’Udinese serve furore. Noi non l’abbiamo avuto. Dovevamo essere più arroganti. Magari avremmo potuto fare zero a zero perché la partita si stava incanalando in quella direzione lì. Non siamo stati fortunati nell’azione del gol di Di Natale, sulla palla filtrante di Pinzi. Ma non cambia molto, stavolta non avremmo dovuto perdere» . La colpa non può essere attribuita alla quattordicesima formazione diversa: «E’ l’allenatore a scegliere. E in certi casi le sue decisioni di attingere all’intero gruppo hanno pagato. Il problema è che la nostra struttura di gioco deve essere sempre la stessa, a prescindere dagli interpreti» .
IL MERCATO – A proposito di interpreti, questa partita ha confermato che la Roma ha assoluto bisogno di un difensore centrale. Non bastavano l’incidente di Burdisso e le difficoltà dei sostituti (ieri Luis Enrique ha varato la coppia inedita Kjaer Juan). Adesso interviene la lesione muscolare di Kjaer a dissanguare la rosa: «Con Luis Enrique eravamo d’accordo di confrontarci con calma sull’argomento. Ci sono anche situazioni in uscita da verificare» . Poi Sabatini ammette: «Già prima del problema di Kjaer la coperta era un po’ corta» . E allora servono rinforzi a gennaio. Calciatori pronti, non giovani rampanti, anche se Sabatini precisa: «Non si può parlare sempre dei giovani. Non esistono giocatori giovani o vecchi. Esistono giocatori forti o deboli. E con quelli forti si devono vincere le partite. Non credo che la Roma abbia un organico inferiore a quello dell’Udinese» .
IL FUTURO – Fino al 2012, comunque, la Roma dovrà arrangiarsi con questi uomini. E l’appuntamento più vicino si chiama Fiorentina: «Ora dobbiamo rialzarsi. Luis Enrique dovrà gestire una settimana grigia» . Nove giorni per la verità, fino alla visita a un caro amico di Sabatini (Delio Rossi). E c’è pure un’altra scadenza a creare ansia tra i dirigenti: il contratto di De Rossi, la cui vicenda secondo quanto ha detto ieri Fenucci «non si sarebbe dovuta portare fino a questo punto» . Sabatini non drammatizza: «E’ una trattativa difficile, serrata, anche per Daniele. L’importante è che De Rossi continui a giocare con tranquillità come sta facendo» . Una frase che lascia tutto in sospeso, in una Roma che ha perso certezze.