(A.Catapano) – Due mestieri diversi, la stessa spiccata personalità. Anche due filosofie distanti: da una parte Luis Enrique, allenatore votato all’attacco, dall’altra Gabriel Heinze, difensore vecchio stampo, tutto grinta e anticipi.
Logico che, prima o poi, trovassero di che discutere. C’era stata una prima avvisaglia, già ad agosto, dopo la doppia esclusione dell’argentino con lo Slovan Bratislava. Heinze, tra l’altro, ha tutto l’interesse a giocare più partite possibili: se e quando raggiungerà le 25 presenze ufficiali (ora è a 7), scatterà automatico il rinnovo del suo contratto annuale.
Il fatto Comunque, lo scontro emerge solo ora che la vittoria di Novara ha rasserenato gli animi. Ma Heinze nell’immediato post-partita di Roma-Milan non era per niente sereno. Comincia la gara in panchina, entra in campo al posto di Juan a 20′ dal termine, sul 2-1 per i rossoneri. Dopo poco, partecipa anche lui al cortocircuito che spiana la strada al secondo gol di Ibrahimovic. E proprio dal suo movimento si intuisce che la difesa della Roma è saltata: l’argentino non riesce a chiudere sul cross di Aquilani, ma in quella zona dovrebbe esserci José Angel. Cosa non ha funzionato? Heinze ha la sua opinione e la esprime, senza tanti complimenti, nel post-partita. Chiama in causa Luis Enrique, che però in quel momento non è presente. Quando gli viene riferito il commento dell’argentino — peraltro condiviso dal connazionale Burdisso, che però ha usato toni e modi diversi — l’allenatore ci resta male. Non a caso, un paio di giorni dopo, trapelerà questa frase dell’asturiano: «Se i giocatori hanno qualcosa da dirmi, me la dicano in faccia».
La reazione Clamorosamente, a Novara Heinze va in panchina e al suo posto gioca Cassetti (peggiore in campo). Ed è altrettanto curioso che Bojan e Osvaldo, dopo i gol, vadano entrambi ad abbracciare Heinze. Della situazione potrebbe approfittare Simon Kjaer, al rientro dall’infortunio (oggi valuterà se raggiungere la Nazionale danese).
Amico «Heinze è una persona straordinaria — ha ribadito ieri Bojan — che aiuta i giovani come me e Josè Angel per la prima volta lontani da casa». Anche grazie ad Heinze, quindi, il piccolo spagnolo cresce di pari passo con la Roma.«La mia Barça è giallorossa — dice testualmente —, sono un privilegiato a giocare qui. Inutile paragonarci al Barcellona, abbiamo il nostro stile. La squadra farà bene, ma restiamo tranquilli, non si può parlare di scudetto dopo una vittoria. Di Guardiola non parlo più, Luis Enrique è una persona diretta. Io non mi sento né titolare né riserva, ma nemmeno sempre riserva…». Chiaro?