(A.Catapano) Si resta a bocca aperta come davanti alla vetrina di una gioielleria: qual è l’oggetto più costoso? La rovesciata di Osvaldo non ha prezzo, è un pezzo unico e tale probabilmente resterà. Peccato che resti invenduta, colpa del signor Carrer, sbandieratore maldestro, che l’attaccante si sognerà la notte. Per la prima volta in stagione, la Roma di Luis Enrique regala giocate preziose, che troppo spesso, però, non diventano gol. E siccome, per dirla alla Lotito, il calcio non è come le bocce, non si vince ai punti, nel finale la Roma rischia pure di non vincerla questa partita.
Udinese, vieni sotto «Il risultato è cortissimo — sentenzia Luis Enrique con un superlativo dei suoi —. Avremmo dovuto mettere al sicuro il risultato molto prima. Siamo ancora lontani dalla mia idea di Roma, ma stiamo crescendo». È la qualità delle giocate è in aumento.«Lamela? È del 1992, andiamo piano con i complimenti. Diventi un calciatore incredibile ma oggi ancora non lo è. E non è l’unico con tanta qualità, ne abbiamo molti. Osvaldo? «Mi dispiace tanto per lui, aveva segnato un gol pazzesco, alla fine l’ho fermato perché voleva dirne quattro al guardalinee». Dopo la consueta domanda suTotti «L’ho fatto partire dalla panchina perché veniva da due mesi di stop, aspetto il miglior Francesco», Luis Enriqueguarda avanti, ora il gioco si fa duro. «Inizia il nostro vero percorso, l’Udinese è un bello stimolo per noi, ci faremo trovare pronti. La classifica? La guarderò solo a dieci gare dalla fine». Fiducia E il Lecce? Molto romanista e Bertolacci segna apposta per ricordarlo: «Vorrei giocare sempre all’Olimpico», dice e quasi pronto. A momenti a Di Francesco riusciva l’impresa. Non sarebbe stato giusto, ma «sarebbe stato bello, abbiamo sfiorato il 2-2. Peccato per l’approccio sbagliato, sembravamo un pugile in attesa del k.o. Ma il Lecce del secondo tempo si salverà».