(D.Galli) – «Se a essere daspato è un tifoso, la sentenza è immediatamente esecutiva. Se lo è un dirigente, bisogna aspettare che passi in giudicato. È incostituzionale». Mastica amaro l’avvocato Lorenzo Contucci. La sentenza su Calciopoli ha fatto emergere il lato oscuro di una legge dello Stato, la 401 del 13 dicembre 1989. L’articolo 5 prevede per i reati di frode sportiva l’applicazione della pena accessoria del daspo«limitatamente agli uffici direttivi delle società sportive». Quindi ai Moggi, ai Della Valle, ai Lotito. E come tutte le pene accessorie, diventa esecutiva quando lo diventa pure la condanna. Per i reati da stadio, articolo 6, «il daspo è invece subito esecutivo», commenta Contucci. Ecco dove sta la fregatura. Recita infatti il comma 7 dell’articolo 6: “Il capo della sentenza non definitiva che dispone il divieto di accesso nei luoghi di cui al comma 1 è immediatamente esecutivo”.
Ma perché questa differenza, Contucci? È una norma partorita sull’onda emotiva dell’omicidio dell’ispettore Raciti.
Non è incostituzionale? Certo. Vìola il principio per cui la pena accessoria – e tale è il daspo – è un ulteriore effetto della condanna penale. Se la sentenza di primo grado sarà confermata anche negli altri gradi di giudizio, Moggi potrebbe andare in carcere? Non credo, è un processo nato morto.
In che senso? Non penso che si concluderà entro 7 anni e mezzo dal momento del fatto.
È il termine di prescrizione? Sì. Devono ancora essere depositate le motivazioni, poi ci sarà l’appello dove deporranno chissà quanti testimoni. Tempi biblici. Potevano sbrigarsi.
La Juve sostiene di essere estranea ai fatti addebitati a Moggi. Non è assurdo? Fa ridere. Una società è responsabile anche se viene lanciata una monetina dagli spalti, figurarsi per l’operato del proprio direttore generale. O si elimina il principio della responsabilità oggettiva, e se ne può discutere. Oppure, se vale, è come se il Papa non sapesse cosa fa il suo primo cardinale.