(V.Meta) – C’è lo zampino di Luis Enrique nell’esordio in Primavera di Riccardo Tassi, non ancora diciassettenne portiere degli Allievi, catapultato da un sabato mattina di vigilia ai pali della Roma contro il Napoli. Se lo spagnolo non avesse deciso di convocare tre portieri per la sfida con il Milan, a difendere la porta dei campioni d’Italia ci sarebbe stato il solito Pigliacelli: invece l’infortunio di Lobont gli ha fatto rimediare la quinta convocazione stagionale e lasciato De Rossi alle prese con un bel problema. Con Proietti Gaffi fermo per un infortunio alla spalla, il tecnico ha dovuto attingere dagli Allievi Nazionali, Tassi in campo e Zonfrilli in panchina, il tutto deciso in meno di un paio d’ore. «Se me lo aspettavo? Macché! – ha raccontato Tassi – Non ero nemmeno fra i convocati, mi hanno chiamato direttamente la mattina. Qualche sospetto mi era venuto quando Zonfrilli mi ha detto “ma vieni anche tu con la Primavera?”, però è stata veramente una sorpresa. E mi sa tanto che è stato meglio così».
Il tempo di raggiungere Ostia e infilarsi i guanti, e Riccardo si è ritrovato fra i pali quasi senza respirare: «Il mister non mi ha detto niente, lo sapeva che avrebbe rischiato di farmi agitare. Certo quando eravamo tutti pronti per scendere in campo un po’ di emozione l’ho sentita…». In panchina e sulle tribune in compenso non se n’è accorto nessuno, anche perché gli attaccanti del Napoli (travolto 6-0) non si sono mai affacciati dalle sue parti: «Per fortuna è stato un pomeriggio tranquillo. Merito dei miei compagni della difesa, sono stati bravissimi e mi hanno aiutato molto». E pensare che la sua stagione era cominciata con l’idea di giocarsi una maglia negli Allievi con Simone Perilli (che con la Primavera era andato in ritiro a quindici anni ma non l’estate scorsa). Poi una parola di troppo al vice di Tovalieri è costata all’ex Lazio l’esclusione e ha azzerato la concorrenza di Tassi. Romano dell’Alessandrino, Riccardo ha cominciato a giocare nella Cisco Lodigiani, quando il club è fallito è passato alla Tor Tre Teste con cui ha vinto la Coppa Lazio Giovanissimi e dove lo ha scovato la Roma, che lo ha portato a Trigoria nel 2009.
Con Montella ha giocato titolare la prima parte del campionato (da incorniciare la prestazione nel derby d’andata, 2-1 al Gentili), poi l’esplosione di Perilli lo riportò in panchina. L’anno scorso, fra Regionali e Nazionali sotto età ha raccolto appena tredici presenze, ma in compenso ha parato cinque rigori. Non ha l’esplosività di Pigliacelli, però l’agilità gli permette di sopperire a un fisico non proprio da gigante (è alto un metro e ottantadue). Domenica con il Crotone a tradirlo è stato proprio un tiro dagli undici metri: «Eh, mi sa che era meglio se restavo fermo – ha sospirato – . Mi dispiace perché dopo l’1-1 abbiamo sofferto tanto, specie nel finale, che è una cosa che ci sta succedendo un po’ troppo spesso: negli ultimi minuti ci prendono tutti a pallanonate. Anche per questo era importante vincere». Oggi intanto è già tempo di ripartire, destinazione Parma, ottavi di Coppa Italia: il più piccolo di tutti è già uno stakanovista.