Andando via dal Barcellona, ti aspettavi di giocare per un posto in classifica diverso qui a Roma?
Sono molto contento, sono in un club molto grande e la squadra sta lavorando benissimo. Abbiamo perso contro squadre forti, ma non perché siamo inferiori. Stiamo iniziando un progetto e quello che ci è mancato nelle partite perse è stata l’attenzione ai dettagli.
Ibrahimovic nel suo libro parla di un Guardiola privo di carisma e che alcuni senatori del Barcellona come Xavi e Iniesta si comportanto come scolari con il maestro.
Preferisco non parlarne, sono sensazioni sue personali. Non voglio entrare in questa vicenda.
Quanto puoi crescere e quanto stai crescendo in questa Roma?
Spero di crescere insieme alla squadra. C’è la possibilità, per me e la squadra, di fare una bella stagione. E’ un bel progetto. Il mio obiettivo è quello di crescere come giocatore e dimostrare di essere un calciatore importante.
Dopo un periodo difficile è arrivata la vittoria con il Novara: quanto può fare questa squadra? Quali obiettivi ha?
Io credo che la squadra farà bene, molto bene. Quando si perde non si devono fare drammi e quando si vince non si deve parlare di scudetto. E’ iniziato un processo: dobbiamo restare uniti, tranquilli e avere fiducia e alla fine vedremo dove possiamo arrivare perchè credo che questa squadra abbia grandi prospettive.
Se avessi davanti Guardiola cosa gli diresti?
Sono un giocatore della Roma. Voglio parlare solo di questo e non di Guardiola o del Barcellona.
Sembra chiaro che tu abbia un bel rapporto con Heinze…
I giocatori prima di essere calciatori sono persone. Gabriel è una persona e un giocatore straordinario che aiuta i giovani come me e Josè Angel che siamo lontani da casa per la prima volta. In questo senso ci aiuta tantissimo.
Ti senti un titolare?
Non mi sento né titolare né panchinaro. Voglio solo allenarmi forte, allenarmi bene e dimostrare di essere un giocatore importante allenamento dopo allenamento.
Percentuali?
Parlarne di 50, 60 o 70% non ha senso. Mi limito a dire che in questo momento mi sento più in forma di quanto credessi a questo punto della stagione, soprattutto dopo alcuni anni in cui ho giocato poco nel Barcellona. Ma ho sempre avuto fiducia in me stesso e con l’arrivo quotidiano voglio dimostrare di essere un giocatore importante ai miei compagni, all’allenatore e a tutta la gente.
Totti: è il leader? È al centro del progetto tecnico?
Totti è un giocatore chiave per questo progetto e questa squadra dentro e fuori dal campo. Con Francesco vicino miglioriamo tutti.
Il calcio italiano è come te lo aspettavi?
È diverso da quello spagnolo, è evidente. E’ un calcio più tattico, questa è la filosofia italiana… però è un calcio che mi piace, mi piace stare in Italia e a Roma.
Nel 2008 non hai partecipato agli Europei. Pensi di aver perso un treno importante?
Quello è il gruppo che ha vinto prima l’Europeo e quindi il Mondiale… È una storia di cui ho parlato tante volte, non è una cosa di cui mi pento. Avevo 17 anni e per me era un sogno, ma un motivo c’è e si saprà più avanti. Avevo bisogno di riposarmi, non certo di tempo per andare in spiaggia…
Il fatto che entri dalla panchina e fai bene può diventare un’etichetta che ti limita?
A Barcellona non sono mai stato considerato quel tipo di giocatore. Qui è successo perché sia con il Palermo sia contro il Novara sono entrato nel finale ed ho giocato molto bene. Ma se fossi stato quel tipo di giocatore non credo che sarei arrivato alla Roma.
Come squadra avete un obiettivo?
Ne abbiamo molti. Siamo qui per questo e abbiamo grande voglia di raggiungere qualcosa di importante. L’obiettivo più alto ovviamente è lo scudetto, poi c’è la qualificazione in Champions League, altrimenti un posto in Europa League. Noi siamo qui per fare in modo che questi sogni diventino realtà ma l’importante è procedere partita dopo partita. È solo pensando al presente che si arriva a questo. Per raggiungere ceri obiettivi dobbiamo lavorare molto e concentrarci giorno dopo giorno. Ovviamente il primo obiettivo è lo scudetto, subito dopo viene un piazzamento tra le prime tre e quindi l’Europa League. Ma sono cose che potremo sapere solo a maggio e manca ancora molto tempo.
Tu che conosci bene il calcio che si gioca a Barcellona, secondo te si può fare solo in Spagna o è attuabile anche qui a Roma?
Credo sia un errore paragonarci al Barcellona o a qualsiasi altra squadra. Noi siamo la Roma. Abbiamo il nostro stile, cerchiamo di riflettere la filosofia del nostro allenatore. Cerchiamo la nostra strada e vogliamo arrivare il più in alto possibile con questa squadra e questi giocatori.
È vero che hai avuto problemi con la patente appena arrivato? Te l’hanno ritirata?
È curioso che la patente me l’abbiano ritirata un paio di mesi fa e non se ne è parlato e se ne parla solo ora alla vigilia della riconsegna. Era venerdì e avevamo la trasferta a Milano contro l’Inter, ed essendo a Roma da poco, non sapevo che il raccordo anulare in quel giorno è particolarmante trafficato. Ero in ritardo e visto che il mister pretende puntualità assoluta nelle partenze, ho imboccato la corsia d’emergenza.
Una delle cose che fa più discutere a Roma è la difficoltà con cui la squadra va in rete rispetto ai rischi che prende per farlo: succede perchè il calcio italiano è troppo tattico?
Evidentemente se gli attaccanti non segnano il problema è principalmente nostro, ma è una questione che riguarda anche il calcio italiano: molto tattico, in cui si creano poche occasioni da gol. Squadre come il Novara, che conoscono il nostro stile spregiudicato, si chiudono molto. Poi tutto dipende anche dai cicli che si vivono. Possiamo segnare più gol e per farlo andranno studiati quei dettagli di parlavo prima.
Ti stai innamorando di Roma? La squadra giallorossa rimarrà una tua opportunità o vorresti tornare a Barcellona?
La mia squadra è la Roma. Per questa squadra darò tutto. Nutro dei sentimenti molto forti: non penso al Barcellona e non penso al passato.
Qual è la cosa più complicata che Luis Enrique sta cercando di imporre? A volte la grande mole di gioco prodotta non si riflette nei risultati…
La cosa più difficile, anche se non è la parola più giusta, è assimilare questa filosofia: ovvero giocando in questo modo si possono ottenere grandi risultati. È difficile perché è una filosofia che non appartiene al calcio italiano. Ma non è una cosa che scoraggia anzi: quando sei in possesso della palla sei tu che comandi e puoi fare la tua proposta. Per quanto riguarda le occasioni da gol, a volte può essere frustante creare tano e concretizzare poco, ma può è anche uno stimolo a farlo.
Luis Enrique comunica la formazione sempre all’ultimo. È stato difficile accettarlo?
Nel mio caso non è stato un problema perchè nel Barcellona era uguale. Non so qui com’era prima: probabilmente se uno era abituato a saperlo prima, preferirebbe saperlo in anticipo, ma per me non è un problema.
Credi che la Roma a gennaio debba intervenire sul mercato?
Non sono io la persona che deve dire se la squadra ha bisogno di intervenire sul mercato. Io dico che questa è un’ottima squadra, con tanti giocatori che altre squadre vorrebbero. Bisogna dare fiducia a questi giocatori, mancano solo pochi dettagli. Poi il calcio è così: se avessimo fatto più attenzione ai dettagli in altre partite non staremo a parlare di mercato o di classifica al di sotto delle aspettative.
Conosci Guardiola e Luis Enrique: ci sono similitudini tra i due allenatori?
Di Guardiola non voglio più parlare. Ogni persona ha il suo modo di interagire. Luis Enrique è una persona diretta con grande personalità e che mantiene lo stesso rapporto con tutti i giocatori. La passione dei tifosi della Roma è nota.
Ti aspettavi tanta maturità anche quando i risultati stentavano ad arrivare?
Mi sento un privilegiato a giocare qui, in una squadra con questa tifoseria. Non avevo mai vissuto nulla di simile. E’ una tifoseria che mi dà tanta forza. E’ normale che quando le cose non vanno ci siano dei malumori, ma anche nei momenti difficili questa tifoseria non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla squadra.