(L.Pelosi) – Il giorno della sentenza, non parla nessuno. Il giorno dopo, parlano tutti. Spesso è così e Calciopoli non fa eccezione. Luciano Moggi, ad esempio, condannato a 5 anni e 4 mesi in primo grado, ci ha messo pochissimo a ritrovare la parola. Come pulpito ha scelto SkySport24: «Il discorso che non ho capito è l’estraneità della Juventus a questi fatti. Io ero il direttore generale della Juventus, quindi non giocava Moggi contro Udinese, ma la Juventus contro l’Udinese. Quindi l’estraneità dei fatti non so cosa possa significare. Sembra che abbia giocato io da solo. Ma non era certo così. Io parlavo di spionaggio industriale prima che lo scandalo Telecom venisse fuori, sapevo che ci spiavano e sapevo che dovevo salvaguardare la Juventus. Questo era il motivo e la Juventus aveva comprato queste schede, non è un’operazione fatta da me. Questa era una sentenza già scritta, che non ha tenuto conto di tre anni di dibattimento». Pronta la risposta del procuratore capo di Napoli GiandomenicoLepore: «Una sentenza già scritta? Penso proprio di no. Siamo soddisfatti, quello che noi avevamo ipotizzato originariamente è tutto vero. Abbiamo avuto addirittura delle accuse che ci dicevano che abbiamo fatto le indagini in una sola direzione, ma questo non è assolutamente vero. Abbiamo valutato tutti gli elementi e abbiamo agito relativamente ai fatti che costituivano reato. Un settimanale ha addirittura pubblicato un libro con tutte le intercettazioni. Il che naturalmente significò l’interruzione di ogni attività investigativa perchè le intercettazioni chiaramente vennero automaticamente boicottate e non si poteva andare avanti. Non potevamo fare altri indagini perchè non avrebbero prodotto altri risultati. Questa attività è anc h e u n ’ a t t i v i t à d i carattere difensivo perchè uno dei classici sistemi per scagionarsi è quello di accusare altre persone. Se non si è agito nei confronti delle altre persone allora vuol dire che contro di loro c’erano elementi che non costituivano reato». Parola poi all’ex pm di Napoli Giuseppe Narducci: «La sentenza premia un lavoroenorme condotto tra mille avversità e spazza via la più grande operazione di mistificazione mai condotta in questo paese attorno a un processo. La sentenza stabilisce quella che operò in quel periodo fu un’associazione per delinquere e che quello era un calcio malato e corrotto. Anche altri dirigenti hanno avuto colloqui con la classe arbitrale e non sono stati trattati allo stesso modo? Quelle intercettazioni non avevano lo stesso valore probatorio dei colloqui che hanno riguardato gli attuali imputati e la sentenza ci ha dato ragione anche in questo». Intanto Claudio Lotito, colui che poco tempo fa parlava di “tintinnar di manette” e che è stato condannato a un anno e tre mesi in primo grado, potrebbe decadere da consigliere federale, secondo l’art. 22 delle norme interne Figc. «La norma – ha detto ieri l’avvocato Grassani – prevede che, anche se la sentenza non è definitiva, un condannato di frode sportiva viene sospeso da cariche ufficiali». Della Valle annuncia ricorsi, Moratti non commenta, così come Franco Baldini («Non ho nulla da dire» ha detto ieri sera). Come finirà? «In prescrizione», prevede l’avvocato Mario Stagliano, ex vice capo dell’ufficio indagini Figc