(D.Giannini) – «Sono pronto. Speriamo vada tutto bene». Pronto. Pronto per la presenza numero 14, che poi è la prima, sicuramente la più importante. Questa sera all’Olimpico Pablo Daniel Osvaldo vestirà per la quattordicesima volta la maglia azzurra (tra quella maggiore, l’under 21 e l’Olimpica). Ma sarà tanto diversa dalle precedenti tredici. Per mille motivi. Intanto perché questo contro l’Uruguay sarà l’esordio dal primo minuto con la maglia della Nazionale A. Quella italiana, quella che ha scelto per il suo futuro e per il suo presente. E poi perché si gioca aRoma, nel suo stadio. Un “all inclusive”, un pacchetto completo di emozioni. Una serata che a raccontarla solo qualche mese fa, prima dell’estate, sarebbe sembrata pura fantascienza. Perché Osvaldo, per la maggior parte dei tifosi (di qualsiasi squadra italiana) era solo uno sbiadito ricordo di un giocatore che aveva fatto benino alla Fiorentina e che qualcuno si ricordava persino di passaggio al Bologna. Insomma, qui da noi, di lui si erano perse le tracce. E l’Olimpico per lui era uno solo, ovvero il Lluís Companys, anche detto lo stadio di Montjuic. Che era l’impianto nel quale ha giocato negli anni all’Espanyol, quello in cui si è ricostruito una carriera. Lontano dagli occhi del calcio italiano, non da quelli di Cesare Prandelli, che lo aveva apprezzato a Firenze e che, appena ne ha avuta l’occasione, l’ha richiamato in Nazionale e lo ha rilanciato. E così ecco l’accelerazione che nessuno si aspettava. Tranne la Roma, che su di lui ha puntato e la cui fiducia è stata per ora ricompensata. Eppure è stato lo stessoOsvaldo dal ritiro azzurro ad ammettere che tutto sta accadendo a mille all’ora: «Ancora non ci credo, sta succedendo tutto molto velocemente. Spero di inserirmi bene in una squadra che sta facendo benissimo. È chiaro che vorrei fare una grande partita nel mio stadio, ma prima di tutto viene l’Italia». E far bene significa segnare, certo, ma non solo. Perché se il ct lo ha chiamato è perché vede in lui le caratteristiche dell’attaccante moderno, capace di fare tutto, proprio come ha chiesto alla vigilia del match: «Voglio che Osvaldo e Balotelli quando perdono palla aiutino i compagni, devono essere molto attivi da questo punto di vista ed i primi a contrastare». Osvaldo e Balotelli, una coppia inedita, che potrebbe anche essere quella del futuro, magari dell’Europeo. Per meriti. Andando oltre quelli che storcono il naso per il fatto che Pablo è un oriundo. Lui chiude la questione già affrontata nella scorsa convocazione con poche parole: «Non voglio più tornare su questo argomento. Ho fatto la mia scelta, sono argentino ma anche italiano e il mio futuro lo vedo in Italia». Punto. Anche se tra qualche mese Roma la potrebbe lasciare per andare in Polonia ed Ucraina. Le porte dell’Europeo per lui si stanno aprendo, anche per colpa dei guai fisici di Cassano e Giuseppe Rossi. Che difficilmente recupereranno in tempo. Ma Osvaldo, sulla questione risponde con eleganza ed orgoglio: «Mi auguro che tornino presto in campo. Voglio essere convocato per merito e non per l’assenza di altri». Ma quello è il futuro. Il presente dice che stasera alle 20.45 Osvaldo sarà lì per cercare un gol che con l’azzurro gli manca dal 29 maggio 2008, quando segnò al Cile con la Nazionale Olimpica. Lui sembra concentrato sull’impegno e sull’avversario: «Quella con l’Uruguay è una grandissima squadra, per noi è una grande sfida. Speriamo di fare una buona partita e personalmente spero di dare una buona impressione e di inserirmi bene nella squadra». Modestia ma non solo. Perché quando gli chiedono se si sente all’altezza di una sfida con Cavani e Suarez, risponde secco: «Se gioco in Nazionale si vede che qualcosa di buono l’ho fatto anche io». L’ha fatto, eccome. E le ultime 5 volte, quel buono i romanisti lo hanno visto da vicino»