(T.Carmellini) La parola chiave è P-R-O-G-E-T-T-O. Un termine fin troppo inflazionato di questi tempi nella Roma: così come fu nel recente passato quando però dietro a una parola d’uso comune, si malcelava il nulla assoluto. Ora che questo termine comincia ad avere un senso vero, si iniziano a intravedere le conseguenze: di ciò che il cambiamento produrrà dentro e fuori la Roma. È in atto una vera e propria rivoluzione culturale, a medio e lungo termine, che porterà nell’arco di un paio d’anni a un cambiamento radicale della struttura di questa squadra. I pilastri sui quali sta nascendo la nuova Roma sono sempre gli stessi e hanno passaporto romano d.o.c.. Per gli altri, palla lunga e pedalare. O meglio, spazio a chi ha voglia e testa per stare in questa squadra a prescindere dalla data di nascita: lasciando però una corsia privilegiata all’onda verde voluta fortemente e imposta da Luis Enrique. Non sarà una battaglia di vecchi contro giovani, ma nel gruppo ognuno dovrà svolgere al meglio il suo ruolo. I giovani dare quell’entusiasmo e quella fame tipica di chi deve ancora scalare il mondo, i vecchi l’esperienza e gli «attributi» per fare diventare questa Roma una squadra vera. Cosa primaria che è mancata in queste ultime gare. Sarà chiedere troppo?