(G.Piacentini) – «Borriello non gioca perché è stato ospite nello spettacolo di Fiorello e non aveva il permesso della società». Roma è una città in cui molto spesso le leggende metropolitane si sostituiscono alla realtà. L’ultima, in ordine di tempo, riguarda il centravanti napoletano — 238 minuti complessivi in stagione, spalmati in 7 gare, un minutaggio superiore solo a Okaka e Caprari tra gli attaccanti giallorossi — e Luis Enrique. La teoria che ha preso piede in città, al punto che ieri c’è stato bisogno di una smentita da parte dello showman siciliano («Sapevo della presenza in sala di Marco ma non ho mai preparato niente né con lui né con Bojan, che non ho mai visto»), è che il tecnico spagnolo non abbia perdonato a Borriello l’apparizione nello show in cui Fiorello ha fatto la sua imitazione. Che il tecnico giallorosso non brilli per senso dell’umorismo è probabilmente vero, ma che questo condizioni le sue scelte in campo è difficile da credere. Anche perché finora Luis Enrique ha preso decisioni magari impopolari — il caso Osvaldo è l’esempio più recente — ma sempre nel rispetto delle regole che sta provando a dare al gruppo, e mai per interessi personali. Piuttosto che ad apparizioni televisive non autorizzate, è più ragionevole pensare che i motivi delle ripetute esclusioni di Borriello siano altri. L’ex attaccante del Milan si sente un top player e accetta controvoglia il ruolo marginale al quale è costretto dall’inizio della stagione. Se in questi mesi ha trovato poco spazio è perché al tecnico spagnolo, che vuole sempre il massimo dai suoi giocatori in ogni allenamento, non sono piaciuti alcuni suoi atteggiamenti durante la settimana, non quello che fa fuori dal campo. Per questo, e non a causa di Fiorello, le strade della Roma e di Borriello sembrano destinate a separarsi.