(A.Ghiacci) «Che Pallotta fosse il socio forte della cordata americana si sapeva fin dal principio» fanno sapere fonti di Unicredit. E allora ecco i cambiamenti, in parte già avvenuti, che stanno interessando la Roma a livello societario. Il primo passo c’è stato nel momento in cui Michael Ruane e Richard D’Amore hanno lasciato il cda giallorosso e sono entrati due uomini molto vicini a James Pallotta, vale a dire Mark Pannes e Brian Klein. I due manager erano già al lavoro sulle vicende giallorosse tramite la Raptor Accelerator (facente parte del fondo Raptor di Pallotta) «e si è ritenuto giusto che fossero più presenti mentre Ruane e D’Amore avevano difficoltà a coniugare i loro impegni con la Roma» . Ma le novità non sono finite. Le prossime andranno in scena tra due mesi, forse qualcosa di più, nel momento in cui ci sarà la ricapitalizzazione. Che succederebbe se i quattro soci americani (Pallotta, DiBenedetto, Ruane, D’Amore) non dovessero mettere la stessa cifra? Semplicemente cambierebbe la distribuzione delle quote all’interno del consorzio. Con Pallotta che potrebbe avere – se già non lo ha – il potere di decidere liberamente le strategie operative. A quel punto potrebbe cambiare il presidente. E chi sarebbe il prossimo numero uno? Pallotta stesso, oppure Joe Tacopina (…). Dalla Roma non arrivano conferme, perché comunque «il lavoro di DiBenedetto è stato tanto e apprezzabile. Resterà presidente» . In effetti DiBenedetto ha messo insieme i soci, si è occupato in prima persona dell’affare-Roma fin dal primo giorno, ha preso contatto con la realtà, ha portato avanti il giro di consultazioni con le istituzioni politiche e sportive in ottica stadio. Ma nel momento in cui andrà in scena la ricapitalizzazione la distribuzione delle quote potrebbe cambiare e il pallino passare quasi interamente nelle mani di Pallotta.
MARKETING – Pallotta che intanto continua a dare segnali di voler spingere sull’acceleratore del progetto-Roma. Marketing dello sport, un campo che l’azionista dei Boston Celtics e i suoi manager di fiducia conoscono alla perfezione. In quest’ottica si inserisce il piano “celebrities”, volto al coinvolgimento di celebrità dello sport attraverso l’acquisto di piccole quote del club e iniziative commerciali. La prima stella Pallotta l’ha pescata in casa: Kevin Garnett, 36 anni, ala grande dei Boston Celtics, uno dei divi dell’Nba, ha accettato l’invito acquistando una parte simbolica della Roma. Non è una pratica nuova per i giocatori Nba: LeBron James fece lo stesso con il Liverpool attraverso la Fenway Sport Group. Garnett azionista giallorosso quindi, ma grande tifoso del Chelsea del suo amico Didier Drogba. I due si sono conosciuti a Londra nel 2007, all’O2 Arena, e da quel momento si sono visti più volte, sia negli States, quando la squadra allora allenata da Mourinho era in tournèe, sia in Europa, per esempio nell’occasione della finale di Champions a Mosca tra Chelsea e Manchester nel 2008. Garnett conosce il campionato italiano grazie ai racconti dell’ex compagno Marko Jaric, che aveva giocato a Bologna prima di passare ai Minnesota T’Wolves. Anche Steve Nash, altra super stella Nba che nel 2006 incontrò e si esibì con Totti al Palalottomatica, ha parlato a Garnett del “soccer” europeo. Con Garnett il marchio-Roma prende la strada di mercati nuovi, quelli che Pallotta vuole conquistare al più presto. Il prossimo? Quello asiatico. Tramite l’ingresso di nuovi soci direttamente nella Roma o tramite operazioni stile-Garnett, magari attraverso lo sponsor tecnico di Garnett stesso: l’Anta Sports Products, quotata ad Hong Kong.