(L.Valdiserri) Il più psicopatico spettacolo dopo il weekend. La AS Roma disintegra un’importante notizia societaria — il Cda ridimensiona Thomas DiBenedetto e certifica che James Pallotta è il vero owner — con una cena di Natale avvelenata. Ma alla romana, dove la tragedia confina con la commedia. C’è Totti che fa capire che è pronto ad andarsene e poi ritratta. De Rossi che conferma che il suo rinnovo contrattuale è un enigma. Osvaldo che non si presenta alla serata, dopo l’ennesima sgridata per la sceneggiata dopo la sostituzione contro la Juve, anche se la società lo giustifica con un problema di famiglia. Apre le danze Francesco Totti che, dopo il rigore sbagliato contro la Juve, racconta al microfono di Sky Sport 24 l’umana e terribile tristezza di chi è stato insultato per strada da pseudo tifosi che non conoscono la storia della Roma (481 partite e 207 gol): «Ho pensato a cambiare aria e andarmene, soprattutto ultimamente. Se il problema della Roma sono io… Non parlo né della società né del mister, né dei compagni. Mi spiace solo sentire alcune dichiarazioni dei tifosi romanisti nei miei confronti». Totti è legato alla Roma da un contratto fino al 2014 (8,6 milioni l’anno): prima era il figlio della città, ora c’è chi glielo rinfaccia. Parole forti. Ma non sarebbero Roma e la Roma se non ci fosse il pentimento repentino, lo scarto, tutto e il contrario di tutto. È lo stesso Totti che rettifica: «Sono stato male interpretato. Le mie parole hanno destato preoccupazione? Tranquilli, rimango alla Roma per sempre. Se mi hanno insultato per strada? Sì. C’è la possibilità che siano stati tifosi della Lazio? No». Da Totti a De Rossi, il miglior romanista della stagione e perciò, come richiede la tragedia, in scadenza di contratto a giugno e con una maxi offerta del Manchester City sul tavolo. De Rossi, nel panorama dei calciatori è di un’altra categoria, in campo e fuori, perciò non si rifugia mai nei luoghi comuni (…): «Non è il caso di parlare di mercato: è una bella serata e limitiamoci a farci gli auguri. E io e Totti, a differenza di quello che dice qualcuno, nella Roma comandiamo molto meno di quanto si creda». Comanderà molto di più James Pallotta, il tycoon che ha ricostruito i Boston Celtics. Ormai è chiaro che l’uomo forte è lui. Ieri il Cda ha ratificato le dimissioni di due soci (Ruane e D’Amore) e cooptato Mark Pannes (fondo Raptor, cioè Pallotta) e Brian Klein (Us Soccer Foundation). Pannes e l’a.d. Fenucci si divideranno le deleghe. DiBenedetto resterà presidente con una carica di rappresentanza. (…). Impossibile che venga ratificato il contratto da un milione e 200 mila euro: non era giustificabile agli occhi dei tifosi quando si lavora di lima sul rinnovo di De Rossi.