(A.Pugliese) – «Non abbiamo mai voluto imitare il Barcellona. È una cosa impossibile, lo sappiamo noi e lo sa anche Luis Enrique. Vogliamo solo giocare un calcio divertente attraverso il possesso palla». Dopo la squalifica che l’ha tenuto fuori con la Juventus, Bojan torna in gruppo così, mettendo le cose in chiaro, a modo suo. Da oggi, poi, proverà a riguadagnarsi quella maglia persa proprio per quell’ingenuo fallo di mano di Firenze. Nel mirino, infatti, c’è la sfida di Napoli e ad un tridente che produce di più e lavora meglio di quello giallorosso. Scelte Il tridente del Napoli (Lavezzi, Hamsik e Cavani) è sempre quello e non cambia praticamente mai (la variabile Pandev non stravolge le carte), quello giallorosso è soggetto alle tante scelte di Luis Enrique. L’ultimo, quello schierato con la Juve, era formato da Totti, il goleador della squadra Osvaldo (ieri unico assente insieme a Curci alla cena di Natale, un’assenza che ha fatto parlare molto la città, ma che è nata da un permesso speciale per motivi familiari) e dal talentuoso Lamela. (…) Totti dovrebbe essere confermato da punta centrale/trequartista, proprio come Osvaldo e Lamela, che in una gara dove ci saranno più spazi per ripartire è l’ideale. E poi le alternative sono un po’ a corto: Borini rientrerà nel 2012, Borriello è in uscita («Ma io sono tranquillo, quello che succederà lo scopriremo solo vivendo», ha detto ieri), l’unica vera variabile è proprio Bojan, anche se fisicamente leggerino in una sfida muscolare. «Ma noi stiamo bene e vogliamo fare una bella partita, contro una grande squadra», sottolinea lo spagnolo ex Barça. Confronto Ma quanto pesano oggi i due tridenti? Sull’economia della squadra, non c’è paragone nel confronto (quello azzurro ha segnato il 53% dei 32 gol totali, quello giallorosso il 38% dei 17 della squadra di Luis Enrique). È chiaro, però, che su questi valori incide anche la qualità del gioco. «E la Roma, da questo punto di vista, non ha ancora fatto vedere niente — dice Ottavio Bianchi, doppio ex allenatore — Il Napoli, invece, è molto più avanti». Di certo, però, c’è che Hamsik, Lavezzi e Cavani non solo sono l’anima dei partenopei, ma anche il marchio indelebile di una squadra che va a trazione anteriore. L’attacco giallorosso, al contrario, fatica da morire. (…)