(A.Catapano) Pareva non avesse l’età: troppo giovane, troppo futuribile.E nessuno se ne faceva un cruccio, anzi era diventato un vanto: «La Roma si farà, il progetto è a lungo termine, i nostri matureranno quando gli altri saranno troppo vecchi e dovranno rifondare». E il papà, Luis Enrique detto Zichichi, come il grande fisico così pieno di fervore scientifico da risultare troppo estremo, troppo oltre, troppo vertical. Troppo, per cavare qualcosa di buono da questa Roma. Da quella futura, chissà. «Luis Enrique — dicevano di lui in quei giorni — diventerà un grande allenatore. Speriamo lo diventi a Roma». Tutto questo aspettare e sperare, che all’inizio pareva perfino romantico e aveva convinto quasi tutti, cominciava a ingrossare le schiere degli scettici, e di k.o. in k.o. la fiducia dei romanisti in Luis e la revoluciòn calava (…)
PIU’ GRANDI, PIU’ SAGGI Poi, qualcosa è cambiato. Gli effetti sono evidenti, almeno tre: maggiore velocità di esecuzione della manovra, più verticalizzazioni e meno possesso, nuovi equilibri soprattutto in fase di non possesso, quando gli attaccanti esterni ripiegano e il modulo si trasforma in un più mazzoniano 4-5-1. Guai a dare dell’italiano a Luis Enrique, prende d’aceto, ma tant’è. (…) Il cambiamento potrebbe essere figlio dei lunghi confronti allenatore-dirigenti consumati a Trigoria dopo la sconfitta con la Fiorentina; confronti nei quali, certamente, Baldini e Sabatini suggerirono a Luis Enrique anche di cambiare atteggiamento con gli esponenti della vecchia guardia. In sostanza, l’indicazione fu questa: se non ti servono, ignorali; se li ritieni utili, sfruttali di più, soprattutto in un momento tanto delicato.
PIU’ PRODUTTIVI Detto, fatto. La Roma è cresciuta subito, innalzata l’età media della squadra. Contro l’Udinese, sconfitta 2-0, la Roma aveva 25 anni e 7 mesi. Contro il Napoli, per portare a termine la prima impresa della stagione, è scesa in campo una formazione con cinque esponenti sopra la trentina (Juan, Heinze, Taddei, Simplicio, Totti) e un’età media di 28 anni e 8 mesi. A questo livello, tre anni fanno la differenza. Ti consentono di schierare titolare il 19enne Lamela e di rivendicare, a successo ottenuto, il tanto auspicato «mix tra giovani e senatori» che pure Totti ha sbandierato nelle interviste post-gara. A proposito, con il capitano di nuovo in campo dopo l’infortunio, la Roma non ha più perso: Lecce, Juventus, Napoli. Vorrà dire qualcosa? Simplicio, il simbolo dei riciclati con successo, ha sintetizzato così la sua efficacia (due volte titolare e due volte in rete): «L’esperienza conta, io sono fatto per questo calcio». Anche per quello moderno di Zichichi.