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GAZZETTA DELLO SPORTBufera Roma. Avanti con Luis Enrique ma senza integralismi

Luis Enrique

(M.Cecchini) – Un dirigente più acculturato la mette così: la spinta propulsiva si è esaurita. Il riferimento nobile per la nuova Roma è ad Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, che nel 1981 espresse in questo modo il proprio giudizio sulla ideologia sovietica del periodo in rapporto alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Ecco, se ci si volesse prendere sul serio (e non è il caso), ci sarebbe da dire che la novità «rossa» è durata 64 anni, quella giallorossa meno di cinque mesi, visto che, dopo il preoccupante crollo di Firenze,Luis Enrique è entrato duramente nel mirino della tifoseria, scatenata sia su internet che nell’etere romano. Il vertice E allora ieri si sono riuniti (sia pur in momenti separati) i vertici del club. Tom DiBenedetto, Franco Baldini, Claudio Fenucci, Walter Sabatini, Mauro Baldissoni. L’interfaccia con l’allenatore, però, è stato solo il d.g. che ha rassicurato tutti sulla volontà dell’allenatore di non dimettersi. Una buona notizia, visto che Ancelotti fa intendere che preferirebbe restare a Londra e in ogni caso non prenderebbe mai una squadra in corsa. Oggi, però, Luis Enrique avrà un doppio confronto: con tutti i dirigenti e con la squadra. Al gruppo chiederà: mi seguite ancora? E la risposta (ovvia) sarà: certo. Insomma, tra amore e necessità, il matrimonio andrà avanti, ma di sicuro alcuni dirigenti a Trigoria vorrebbero che certi integralismi fossero smussati. Quali? Soprattutto tre: 1) I giocatori non possono essere trattati tutti alla stessa maniera (se pensate che il riferimento sia a Totti, avete azzeccato); 2) Allenare il Barcellona B è diverso che affrontare vecchie volpi italiche: più duttilità; 3) La preparazione fisica sia modulata meglio, perché gli infortuni sono troppi. Tesoretto Tutto sommato, raccontano, il più sereno è il presidente DiBenedetto, che in perfetto stile Usa ha deciso come i conti si facciano solo a fine stagione. A proposito di conti, però, per Luis Enrique arrivano buone notizie. La proprietà, infatti, ha deciso che a gennaio s’investirà una decina di milioni, oltre a quello che si riuscirà ad ottenere dalle cessioni (non molto). Questo non fa altro che rafforzare la linea della dignità, cioè non è affatto vero — ribadisce la dirigenza — che arrivare quarti o diciassettesimi sia la stessa cosa e Baldini, nel giorno dell’assemblea societaria, lo ha fatto capire chiaramente spiegando: «Dopo l’eliminazione da parte dello Slovan ci siamo un po’ impauriti e abbiamo speso più di quello che avevamo in preventivo». Dato per scontato che anche quella Roma avrebbe galleggiato senza problemi a metà classifica, è ovvio che un club che investe in estate circa 40 milioni netti e in inverno promette spese per altri 10 ha prospettive ambiziose, anche se non subito vincenti. Tre acquisti Detto che Okaka interessa al Parma nell’affare Borini, nella lista di Sabatini ci sono tre esigenze: due centrali difensivi (il sogno è Silvestre, l’altro verrà dall’estero) e un centrocampista. Piace Paulinho (Corinthians) e non è tramontata l’idea Fernando (Porto). Ma per tornare a volare occorrerà innanzitutto chiarezza di idee. E da questo punto di vista, per la sorte di Luis Enrique, le gare contro Juve, Napoli e Bologna saranno decisive.

 

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