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IL ROMANISTA. Alex, che con Totti ci ha vinto un mondiale

Francesco Totti con Alex Del Piero

Chissà cosa avrà pensato Alex Del Piero mentre lo ricucivano applicandogli otto punti di sutura rimediati nei pochi minuti concessigli nella partita contro il Cesena. Probabilmente che questa non è la sua stagione più fortunata. Chissà se il pensiero di condividere la malinconica casella “zero” alla voce reti segnate  con un’altra icona del calcio come Francesco Totti lo avrà in qualche modo riconsolato. Totti e Del Piero, una carriera quasi parallela. Uguali eppure diversi. Uniti dalla classe, divisi dai colori, dal palmarès e dalla filosofia di vita che li ha visti incarnare gli umori di popoli in eterna, viscerale contrapposizione. Eppure i due si stimano e non da oggi. Durante la spedizione Azzurra ai Mondiali di Corea e Giappone Totti sfiorò l’incidente diplomatico con il compagno di squadra Montella quando confessò di preferire lo juventino come partner d’attacco. Del Piero incassò, Montella ci restò male. Non ha stupito quindi la puntuale dichiarazione del solitamente riservato Capitano giallorosso in difesa dell’amico e rivale quando John Elkann ne ha annunciato la prossima giubilazione con una solerzia quantomeno sospetta. Del Piero è la storia della società bianconera.

E inizia nel 1993, dopo due anni passati ad incantare Padova. Boniperti paga l’allora diciannovenne 5 miliardi di lire. Esordisce a Foggia il 12 settembre.  Il “Pinturicchio” di Gianni Agnelli, sotto la guida di Lippi, e grazie alla fornitissima farmacia del Dottor Agricola e all’influenza della Triade, inanella trofei nazionali ed internazionali fino a sfiorare il Pallone d’Oro. Come il Cucchiaio per Totti, il suo colpo migliore diventa un marchio di fabbrica: serpentina e tiro a giro sotto il sette dal limite dell’area. Sul più bello, a Udine nel 1998 gli salta il crociato anteriore del ginocchio sinistro. Vincerà poi uno scudetto ma sono gli anni peggiori per Alex, che sembra avviato verso un precoce tramonto della sua carriera. Quando Lippi decide di convocarlo per i Mondiali in Germania e attendere la caviglia di Francesco Totti, martoriata dall’empolese Vanigli, gli dei gli sorridono, e il duo sarà essenziale per la vittoria del Mondiale.  Nel vedere l’azione del secondo gol alla Germania, inventata da Totti e finalizzata da Del Piero, torna alla mente la dichiarazione di dieci anni prima nel quale il Capitano esprimeva la sua preferenza per quell’altro “Dieci” atipico, che prima di lui s’era trasformato in un “Nove e mezzo”. Come liberato dall’ossessione di dimostrare la sua grandezza, offuscata da scandali e cali di forma, Del Piero conosce una seconda giovinezza. Accetta di guidare la Juventus anche in serie B e torna a segnare con regolarità impressionante. I suoi numeri parlano chiaro: 91 presenze e 27 gol in Nazionale, 688 partite con la Juventus e 285 reti, di cui una piccola ma significativa percentuale segnata alla Roma. Anche per questo speriamo che stasera se ne stia a riposo in panchina a pensare al futuro lontano dalla sua Juve. Problema che noi Romanisti, anche grazie a quei due anni di differenza tra lui e il Capitano, pensiamo di porci tra un migliaio di anni o giù di lì.
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