(C. ZUCCHELLI) – «Chiamo i miei dirigenti e li avviso di questa intervista. E’ una cosa che mi fa davvero piacere fare». Venerdi 23 dicembre, ore 19: telefonare aCesare Bovo per farsi raccontare qualche ricordo diSimone Farina e ritrovarsi a parlare con un calciatore che, in un mondo in cui tutti odiano le interviste, decide di parlare senza freni per descrivere tutto il suo “orgoglio” nei confronti di un altro uomo sconosciuto fino a due giorni fa e adesso noto a tutti, o quasi, gli italiani. Non ci poteva essere periodo migliore dell’anno per raccontare la storia di Simone Farina, 30 anni a aprile, terzino del Gubbio che del pallone ha sempre fatto una ragione di vita. Romano, ha giocato per qualche anno nelle giovanili della Roma. Dal 1998 al 2002 la sua vita è stata a Trigoria, compagno di giocatori che si chiamano Daniele De Rossi, Marco Amelia, Alberto Aquilani e, appunto, Cesare Bovo. Oggi al Genoa, centrale di difesa, Bovo era compagno di reparto dell’uomo che ha trovato la forza (anche se il presidente del Gubbio la chiama “normalità”) di denunciare il calcio scommesse e che per questo è stato anche invitato in Nazionale dal ct Prandelli. Bovo, che non sente Farina da anni (“a parte un rapido saluto telefonico qualche tempo fa tramite un’altra persona”) ha letto di questa vicenda sui giornali. Si è informato, ha ascoltato la tv, si è fatto una sua idea. Ma, soprattutto, non ha potuto fare a meno di pensare a quel ragazzino biondo che giocava insieme a lui nella Roma sognando di diventare un campione. I suoi ricordi partono proprio da lì: “Da quando – racconta – avevamo quindici anni e sognavamo di vincere tanti trofei”.
Con gli Allievi siete diventati campioni d’Italia.
Sì, nel 97-98 con Bencivenga in panchina. C’era Amelia in porta, eravamo una bella squadra che si divertiva.
Farina che tipo era?
Biondo biondo e con la faccia da burbero. Parlava poco, ci metteva un bel po’ prima di prendere confidenza con le persone, però si vedeva che era uno pulito… Non mi viene la parola… Ecco, Farina era un bravo ragazzo, pieno di principi e valori. E lo ha dimostrato poi negli anni in un’occasione così importante.
Cosa hai provato nel leggere della sua denuncia?
Tanto orgoglio. Sono contento di lui e per lui. In un ambiente dove i soldi sono tutto lui ha veramente dato un bell’esempio. Perché un conto è rifiutare di fare certe cose, un altro è denunciare. Magari non riesco ad esprimere bene quello che provo, ma davvero Simone ha fatto un gesto splendido. Splendido nella sua normalità. Come ha detto anche il presidente del Gubbio. Sì, giusto. E sono felice che sia stato invitato dalla Nazionale.
Lo chiamerai?
Non ho il numero, spero possa leggere queste mie parole anche se poi contano fino a un certo punto. Il calcio non è un ambiente così malato come può essere descritto e non voglio neanche entrare nello specifico, però quello che ha fatto lui è davvero importante. Per tutti quanti. Perché un conto è dire “io sono uno con dei valori, un altro è dimostrarlo sul campo. (Silenzio, Bovo si emoziona, ndr).
Voi avete giocato insieme anche in Primavera, pur avendo tu un anno in meno.
Sì, io sono ’83 come De Rossi. Con noi c’era anche Zamperini (colui che ha proposto a Farina la combine, ndr). Nel rileggere questi nomi mi sono venuti in mente tanti episodi, tanti ricordi, di noi ragazzini sotto la doccia o in allenamento insieme a scherzare. In genere non ci pensi, sono passati 15 anni e ognuno ha la propria vita, la propria famiglia, però poi quando succedono queste cose ti sembra
ieri. E a me davvero sembra ieri che vedevo Farina sulla fascia o che stavamo tutti insieme a sentire le prime cose di tattica. Momenti importanti, autentici. (Ancora silenzio, ndr). Magari non sarà diventato
un campione, non giocherà in serie A come altri di noi, ma è davvero un grande uomo. Scrivilo, mi raccomando.