(D.Galli) – Si può salire su un trono solo per volontà divina. Solo se lo desidera un’entità astratta, un dio del calcio, uno che a pronunciare il nome invano rischi di peccare di blasfemia: Francesco Totti. All’inaugurazione della gioielleria “Brusco”, martedì sera, il Capitano ha prima servito un assist a Pjanic. L’ha consigliato nell’acquisto di un Rolex (c’è chi può…) destinato alla fidanzata. E poi l’ha incoronato: «Ecco il nostro giocatore più forte», ha commentato ad alta voce il Capitano. «Confermo», ha sottolineato là accanto De Rossi.Una consacrazione in piena regola. Chi ha assistito al siparietto racconta di un Francesco su di giri. Sereno, allegro, mattacchione. Con Pjanic ha scherzato parecchio. Miralem si sta abituando al clima spensierato della realtà romana, così diversa da quella atlantica, autunnale e più in frac di Lione. Totti è l’esempio, il modello, il tipico fuoriclasse che di Roma incarna le doti caratteriali. L’istrione Francesco, dicono a Trigoria, piace parecchio a Pjanic. La stima è reciproca. Miralem è un ragazzo discretamente timido, ma forse solo perché con l’italiano non ha ancora dimestichezza. Ha tre cittadinanze, lussemburghese, bosniaca e francese, è un figlio del mondo, a 21 anni ha già vestito le maglie di Metz, Lione e Roma, è uno tzigano di Eupalla, va dove lo porta il cuore, il disegno. Il progetto. Luis Enrique ne va pazzo. Non si può dire che gli abbia cucito addosso la Roma, perché la Roma è cucita addosso all’Idea con la “i” maiuscola. Alla Revolucion che per ora – vedi Firenze – fa pochi eroi e parecchi martiri. Ha il dna del trequartista, è un collaborazionista dell’attacco, lui ci mette il genio e gli altri finalizzano. In questa Roma gli riesce meglio giocando qualche metro dietro, da interno di centrocampo con licenza di fare quello che vuole. Non tocca la palla, l’accarezza. È grazia e intelligenza, ha tiro e precisione. Finora ha segnato una volta sola, niente, nada in confronto alle 11 marcature della seconda stagione al Lione. Ma non è il suo compito, il gol è il Rolex del suo contratto. Un omaggio alla donna che ama. Alla sua Roma. «Ecco il nostro giocatore più forte», Totti dixit. Se parla un dio, statelo a sentire.