(C. Zucchelli) –Ìn questi giorni è a New York con la fidanzata, lontano da tutti, cercando di staccare la spina senza pensare agli strascichi di un rinnovo contrattuale che, tra «si dice», «è sicuro», «è ancora tutto in alto male», tarda ad arrivare. Sembrava che la sospirata fumata bianca dovesse esserci prima di Natale, adesso sembra, anzi è sicuro, che si aspetterà
l’anno nuovo per poter annunciare ufficialmente che «sì; Daniele De Rossi resterà alla Roma». Che lui voglia firmare e che la società voglia farlo firmare non ci sono dubbi. Mancano dettagli, che poi dettagli non sono: una base di accordo c’è, ma per poter concludere ancora una trattativa che definire complessa è poco serve ancora uno sforzo. Non tanto sul fisso previsto dal contratto, quanto piuttosto sui bonus legati alle presenze, sulle commissioni al procuratore e anche su un futuro da dirigente. La Roma e Berti stanno lavorando, i contatti sono continui ma i riflettori, per volontà di entrambe le parti, dovrebbero restare spenti. Altrimenti, e questo non lo vuole nessuno, si rischia di mettere pressione soprattutto addosso al giocatore il quale, invece, chiede solo di restare tranquillo per continuare a giocare come sta facendo. Cioè ad alti, altissimi livelli. In questo momento in Europa ha pochi eguali. Forse giusto i fenomeni del Barcellona, Iniesta e Xavi, gli sono superiori,anche perché inseriti in un meccanismo di gioco praticamente perfetto. De Rossi, questo De Rossi qua capace di fare nello stesso modo il regista, l’intermedio e il centrale di difesa, è però un giocatore talmente indispensabile che la Roma ha fatto – e farà – di tutto per trattenerlo. A conti fatti è come se la società se lo “ricomprasse” tanto verrà a costare il suo rinnovo. Ma è un sacrificio solo economico e che comunque verrà fatto volentieri. Perché, anche se cresciuto a Trigoria, De Rossi è uno dei più forti centrocampisti al mondo e come tale verrà considerato. E quindi pagato.