(D.Galli) – Baldini lo dice alla sua maniera: aggraziata. «DiBenedetto è stato il collante tra i vari soci. DiBenedetto è il presidente della Roma, poi quando la cosa avrebbe preso corpo si sarebbero palesati gli altri soci». DiBenedetto è stato. Passato prossimo. Mr Tom resta presidente, ma più che altro con funzioni di rappresentanza. Il futuro ha già bussato alla porta dell’As Roma. Il futuro è James Pallotta, origini romane, un patrimonio immenso realizzato con gli hedge funds, i fondi ad alto rischio, un jet privato che lo porta a spasso per il mondo, Roma compresa e uno stuolo di manager risolvi-problemi stile Wolf di Pulp Fiction. Uno, il principale, ormai è arcinoto. Si chiama Mark Pannes ed è consigliere «con deleghe operative», da comunicato As Roma. «È stata fatta passare – spiega il dg parlando della volontà di Pallotta di entrare di più nelle cose dell’As Roma – come una necessità, ma in realtà c’è sempre stato. È una cosa programmatica che sarebbe avvenuta nei tempi stabiliti. È un naturale svolgimento del tema iniziale». Tradotto dal forbito baldinese, DiBenedetto ha avuto un ruolo fondamentale nella trattativa con Unicredit e ha poi gettato le basi per il progetto societario. […] E poi? E poi il quadro cambia, in meglio se volete. Gli americani hanno bisogno di qualcuno che dedichi anima e corpo alla società. Dicono che Pallotta abbia litigato con DiBenedetto. Falso. Pallotta ha solo voluto assumere un ruolo più attivo. Fidatevi, è cosa molto buona. Un ruolo importante nel club lo ha avuto, e lo avrà ancora di più adesso, Joe Tacopina. Dipinto come un ciarlatano tre anni fa, l’avvocato si sta prendendo la sua rivincita. Lavora tra Roma e New York, è l’occhio vigile della proprietà a stelle e strisce. E se l’As Roma ha cambiato proprietà, lo si deve alla sua volontà (e pazienza) di ferro. Non è un panegirico, è cronaca.[…]