(D. GALLI) – Tutte le strade portano a Pechino. A quanto risulta a Il Romanista, non c’è solo alla ricerca di un partner cinese per l’As Roma. Si sarebbe mosso anche James Pallotta, che ormai è sempre più un uomo solo al comando della società. Mr Celtics si sarebbe incontrato con alcuni fondi. Fondi made in Pechino, appunto. Già, ma perché? Vediamo. Un articolo de Il Mondo ha gettato ieri nel panico i tifosi della Roma. Secondo il periodico, all’orizzonte c’è un problema di liquidità. Stando alla ricostruzione, la cordata americana che fa capo alla DiBenedetto As Roma LLC non ha ancora messo «sul piatto» – così dice l’articolo – i 30 milioni dei 50 complessivi previsti a gennaio per la ricapitalizzazione. «DiBenedetto – si legge – non sembra intenzionato a impegnare altre risorse e lo stesso vale per i soci a lui più vicini, D’Amore e Ruane, che a metà dicembre hanno lasciato il cda della Magica per far spazio a Mark Pannes e Brian Klein. Di fatto due manager in quota a Pallotta, il creatore dell’hedge fundRaptor Accelerator specializzato nello sport business». A detta de Il Mondo è iniziata la ricerca «di nuovi soci che affianchino DiBenedetto e compagni. Un mandato è stato affidato alla Raine group, boutique fondata da due ex banker di Wall Street, Joe Ravitch e Jeff Sine, attiva nell’advisory e investimenti nel mondo dello sport, media e spettacolo (…). In pratica si punta ad allargare la cordata impegnata nella Roma. Con un incarico analogo sta del resto lavorando una law firm internazionale». A Trigoria non confermano ma nemmeno smentiscono. Aggiustamenti interni alla cordata che portino a un accentramento di poteri, spiegano, sono positivi. Una società dall’organizzazione complessa non è semplice da gestire. Meglio un club in cui a comandare è un uomo solo. Uno come Pallotta. DiBenedetto ha lasciato le deleghe operative. Non aveva abbastanza tempo per gestire sia i propri affari sia l’As Roma, dicono le fonti. DiBenedetto resta presidente, ma le deleghe operative – questo però è noto – sono state trasferite a Mark Pannes. Un uomo di Pallotta. Le deleghe sono le stesse dell’ad Claudio Fenucci. Un doppione? Sarebbe meglio parlare di un alter ego. Pannes e Fenucci hanno gli stessi poteri, con la differenza che il primo lavorerà per la maggior parte del tempo dagli Statesmentre il secondo respira quotidianamente gli umori di Trigoria. E questo, sottolineano a piazzale Dino Viola, dovrebbe tranquillizzare i tifosi della Roma. La ricerca di nuovi partner punta invece a consolidare il patrimonio del club. Ma anche qui occorre fare un’altra considerazione. Nell’ipotesi che questi fondi cinesi non acquistassero una fetta dell’As Roma, non ci sarebbe nulla da temere. Primo, perché con il suo 40% Unicredit resta un importantissimo azionista di minoranza che ha tutto l’interesse a mantenere competitiva l’As Roma. Secondo, perché il regista dell’operazione è adesso James “Jim” Pallotta. Uno che, se vuole, ha le risorse per prendersi tutto. E da solo.