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IL ROMANISTA. “Questa Roma a me me piace”

Gigi Proietti

(M.Macedonio) – «Ahò, a me me piace». Gli viene quasi naturale lo slogan, diventato un tormentone con gli spot pubblicitari. Da tifoso giallorosso qual è da sempre, Gigi Proietti non si tira infatti indietro nell’esprimere il proprio giudizio sulla squadra. «Accipicchia, se mi piace. Mi diverte, ora. Anche se c’è ancora molto da lavorare». Non nega, l’attore romano, che l’anno che sta per concludersi non sia stato così prodigo di soddisfazioni. «Credo però che queste ultime prestazioni – dice – possano consentirci, a noi tifosi, quanto meno di sperare. Non parlo di obiettivi, perché è forse prematuro, ma l’aver finalmente intravisto qualcosa di buono può farci guardare avanti con un certo ottimismo».

Cos’è che l’ha convinta?

Il fatto che quello che sembrava un progetto misterioso, intorno al quale tutti si interrogavano, tra formazioni continuamente cambiate e risultati che non arrivavano, adesso comincia invece a prendere una sua fisionomia. C’è voluto del tempo, certo. Diciamo che è stato un “mattino” molto laborioso, ma sarebbe stato peggio il contrario. […]

C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare?

La serietà dimostrata dalla società. Che ha saputo insistere, dicendo “il progetto è questo, l’allenatore è questo, e questo si fa”. Dimostrando anche capacità di lungimiranza. Ricordiamoci che noi siamo abituati che, appena si perdono due-tre partite, traballano subito le panchine. E anche se posso capire che gli interessi in gioco sono enormi, se si vuole rivoluzionare una squadra e cominciare un’epoca nuova, sia dal punto di vista societario che sportivo, è chiaro che ci vuole pazienza. Oltretutto, avendo scelto di effettuare un gioco che comporta dei rischi, perché la squadra è molto “alta” e in questo modo ci si espone spesso ai contropiede avversari. Ma ripeto: a me, me piace. L’ultima partita è stata entusiasmante. Capisco che spesso la prestazione dipenda anche dalla solidità dell’avversario, ma penso anche che nel nostro campionato non vi siano squadre da sottovalutare. E poi ho visto un gioco come raramente capita di vedere. […]

Bilancio positivo, quindi, anche per quanto riguarda l’aspetto societario. Con un plauso per la nuova dirigenza, dagli americani fino a Baldini e Sabatini?

Indubbiamente. Mi sembrano dimostrazioni importanti le loro. Non mi intendo molto di fatti societari. Ne ho una piccola io, di cui capisco già poco. Figuriamoci se posso entrare nel merito di quelle degli altri. Dall’esterno rilevo però che c’è stato il voler perseguire fermamente una strada, che sta dando i suoi frutti. C’è stato un momento in cui lo stesso Luis Enrique deve aver pensato che, come si suol dire, non avrebbe mangiato il panettone. E invece, pian piano, è venuta fuori una comunità d’intenti che ha fatto crescere la squadra. Gli uomini, del resto, ci sono. E su questi si può costruire molto.

Anche la tifoseria, va detto, ha dimostrato di avere pazienza…

A dir la verità, a un certo punto stava per perderla (ride). Ha saputo però mantenerla a lungo. E ora, speriamo soltanto che la squadra riesca a far vedere che si diverte. Come ha fatto nell’ultima partita.

Cosa si augura, dunque, per il 2012?

Innanzitutto, che si trovi continuità nel gioco e nelle prestazioni. Non credo che la posizione in classifica possa permetterci di fare grandi sogni, almeno per quest’anno. Che doveva essere comunque di prospettiva. Se però adesso andranno via alcuni dei seniores, mi sembra che il gruppo sarà costituito soprattutto dai giovani.

Le piacciono, queste nuove leve?

Accipicchia! Sono tutti molto bravi. Lo vedo da come arrivano sotto porta, spesso con grande facilità e rapidità. Sono vivissimi. Credo che in tante, tra le avversarie, avranno di che preoccuparsi. E tremare. Perché, ahò, a me la squadra mi diverte proprio. Poi, è chiaro che c’è ancora bisogno di mettere a punto la difesa, ma mi sembra che il tecnico abbia tutte le credenziali per far bene… E il fatto che la squadra lo segua è un altro dato importante. Si vedeva che stava lavorando in tal senso, anche se un certo scetticismo nasceva probabilmente dal dubbio che la squadra potesse non riuscire a mettere in pratica quel gioco. Si diceva “magari!”. Ma, oggi, anche senza essere il Barcellona, credo che si possa costruire una propria identità, coniugando il possesso palla con le caratteristiche del campionato italiano.

La sua sarà una sera di San Silvestro di lavoro?

No, assolutamente. La passerò in casa, con qualche amico, in maniera molto tranquilla. Approfitto, anzi, per fare gli auguri alla redazione del Romanista e a tutti i tifosi. Ma proprio a tutti, perché il tifo è sempre molto variegato.[… ]

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