(T.Carmellini) – La prima volta…almeno su una panchina. Roma-Juve in programma lunedì sera all’Olimpico non sarà solo un classico che si rinnova (la Roma in casa non vince con i bianconeri dal febbraio del 2004), ma anche la sfida tra due tecnici alla loro prima esperienza in grande. Luis Enrique e Antonio Conte si sono già incontrati quando giocavano (3 volte: italiano in vantaggio per 2-1), ma stavolta il faccia a faccia avrà tutto un altro sapore. Già, perché Roma e Juve arrivano alla partita in maniera diametralmente opposta. Da una parte i giallorossi in piena crisi all’inseguimento di una identità, con una classifica che traballa, ma soprattutto con un assetto tutto ancora da definire e un tecnico in piedi solo per l’intervento oltranzista della società: perdere sarebbe davvero un duro colpo. Dall’altra la Juve capolista mai sconfitta finora in campionato, che viaggia col vento in poppa ed è in un momento di grazia nel quale tutto gira per il verso giusto e dove i gregari diventano fenomeni assoluti. Opposti, palesemente, anche i due allenatori che sono comunque quelli che stanno proponendo le novità più interessanti in questo campionato anomalo che ha solo iniziato a dettare le sue priorità. A Luis Enrique manca forse la flessibilità, e la concretezza di Conte arrivato a Torino per stravolgere tutto, spaccare il mondo, ma si è poi adeguato al materiale che ha trovato sapendo cambiare in corsa. Inizialmente non voleva Marchisio perché sosteneva che lui e Pirlo non potessero giocare insieme, ma strada facendo si è ricreduto e ha impostato la squadra proprio attorno ai due. Così come le certezze su quel 4-2-4, mollato immediatamente, perché non si addiceva al suo gruppo ripiegando su un più concreto 4-3-3. Luis Enrique continua invece a faticare ad applicare il suo modulo e le sue idee a questa nuova realtà. La Roma esprime un buon gioco, ma solo a sprazzi e la continuità non è stata certo la sua carta vincente finora:per non parlare della concentrazione e della responsabilità dei suoi giocatori in campo. I continui cambi di uomini (15 formazioni diverse in 15 partite) e il numero più alto della serie A in fatto di giocatori utilizzati (28), stanno li a dimostrarlo. La Juve di uomini ne ha mandati in campo 20 in 13 partite: e i risultati al momento danno ragione a Conte. Nessuno all’interno del fortino di Trigoria ha certezza di giocare e in molti casi anche in quale ruolo. La squadra sta accusando probabilmente anche questa insicurezza: ma Luis Enrique è così, stakanovista del lavoro e integralista in fatto di movimenti e ruoli in mezzo al campo. Ma all’insegna del tutti possono fare tutto, della «rotazione democratica», rischia di perdere il filo del discorso. Sarà comunque una sfida da grandi numeri, la prima trasmessa in 3D del campionato italiano, con una pressione mediatica da finale di Champions: 530 i giornalisti accreditati da tutto il mondo. Per i giallorossi sarebbe l’occasione giusta per rimettersi in pace con il mondo.