(M.Pinci) Natale a Bologna. Letta così, la gara dei saluti al 2011 per la Roma sembra quasi un cinepanettone. Teatro dell’ultima proiezione dell’anno, però, né le calde mete tropicali né gli accoglienti rifugi di montagna: piuttosto, le temperature intorno a zero gradi di un Dall’Ara in cui la Roma ha perso 30 volte su 64. Eppure, i motivi per sorridere non mancano, dopo il ritorno alla vittoria domenica al San Paolo. «La chiave è avere la stessa ambizione che abbiamo avuto con il Napoli. È più facile contro le grandi, ma la posta sono sempre tre punti», l’altolà dall’allenatore asturiano. Insoddisfatto persino della sua ultima Roma: «Abbiamo avuto fortuna, voglio giocare sempre come la prima parte, dobbiamo attaccare e difendere tutti insieme a prescindere dal risultato. Così fanno le grandi squadre, noi non lo siamo ancora». La conferma di non voler cedere alla tentazione di “italianizzarsi”: «Io la penso come il primo giorno, vorrei sempre avere il possesso palla», giura Luis Enrique. (…) «Sogno Lamela a centrocampo con tre punte — la confessione del tecnico — lui ha 19 anni, ma anche le qualità per fare l’interno, e in più ha fame». La stessa che ha Osvaldo, non senza qualche spigolo, però: «Sono carattere e mentalità vincente, oltre che qualità sportive», la traduzione dell’allenatore. Per rincorrere il sogno di una Roma ultra offensiva ci sarà tempo. Anche perché stasera, rispetto alla vittoria in emergenza del San Paolo, l’asturiano ritrova Gago e Pjanic. Quasi scontato che il regista torni in mezzo al campo al fianco di De Rossi. Più complicato far spazio al trequartista bosniaco, con Simplicio (ma anche Greco) in crescita costante: «Non pensavo fosse così bravo», la confessione di Luis sul brasiliano, che ha guadagnato sul campo la conferma fino a fine stagione. Fortuna che non ha avuto Borriello: ufficialmente fuori per un guaio muscolare alla coscia, ma già con un piede lontano da Roma: Juve o Genoa, per lui il Natale sarà sinonimo di addio.