(L.Panella) Non è un caso che Josè Mourinho da parecchio tempo vada sbandierando ai quattro venti che l’obiettivo primario della stagione del Real Madrid sia la vittoria della Liga. Il portoghese ha capito che probabilmente, solo nella competizione che il Barça sta affrontando con alcune distrazioni (punti buttati presuntuosamente con Real Sociedad e Getafe), può avere la meglio. NeI testa a testa invece non c’è molta storia. Eloquente il 2-1 con il quale la squadra di Guardiola passa al Bernabeu nell’andata dei quarti di finale di Coppa del Re, che doppia il 3-1 del campionato ed acuisce un tabù pesante da sopportare per il pronunciato ‘Io’ di Mourinho: 9 confronti da tecnico del Real contro il Barça, una vittoria, il resto fatto di sole amarezze.
Ci ha provato in tutti i modi Mou a mischiare le carte. Centrocampisti che fanno i difensori, difensori che fanno i centrocampisti, un tridente offensivo di qualità: il tutto arricchito da una agonismo tale da sconfinare spesso nella cattiveria. Due episodi su tutti: Pepe che a gioco fermo pesta una mano a Messi mentre l’argentino era a terra, Carvalho che lo scalcia in corsa da dietro colpendolo al ginocchio. Entrambi andavano cacciati senza appello… Lecito e illecito che non sortiscono effetti: il Barça ipoteca la qualificazione alle semifinale, ma soprattutto assesta un colpo psicologico non da poco agli eterni rivali. Guardiola vince portando avanti il discorso del gioco: possesso palla meno accentuato rispetto al passato, ma notevoli soluzioni in verticale favorite soprattutto dalla presenza di Fabregas tra le linee e di un Messi particolarmente arretrato.
Tornando alla tattica di Real Madrid, sorprende la scelta di Altintop terzino destro, un po’ meno quella di mettere Pepe in mediana, classico del ‘Clasico’. Mou ha chiara la strategia: aggredire in difesa, rubare palla in mediana dove anche Diarra e Xabi Alonso giocano in interdizione, lasciare al tridente Higuain-Cristiano Ronaldo-Benzema il compito di inventare. Il giochetto riesce nelle prime fasi, quando Benzema imbecca in profondità Ronaldo, che eluso Piqué segna grazie anche ad un incerto Pinto. Già, Pinto, solo con lui in porta il Real di Mou ha battuto il Barça (a Valencia nella finale di coppa del Re 2011). Magari il portoghese comincia a credere nell’involontario talismano quando Sanchez (ottima la prova dell’ex Udinese) coglie il palo con un colpo di testa, Iniesta non centra la porta da buona posizione, Casillas va meglio del collega neutralizzando le conclusioni ravvicinate di Casillas e Messi.
Nella ripresa però cambia tutto, anzi a livello di gioco non cambia niente. Comanda il Barcellona, che raggiunge il pareggio con un colpo di testa di capitan Puyol: anticipato un Pepe sempre più negativo. Un palo di Benzema viene ‘pareggiato’ subito da un altro di Iniesta, quindi la svolta definitiva. Messi entra guadualmente nel vivo del gioco e confeziona un assist che Abidal con un abile tocco di esterno sinistro tramuta in rete. Il Real non ne ha più: gli è rimasta solo una deprecabile caccia all’uomo. Brutto finale per quella che nei piani di Mou era la gara dell’inversione di tendenza.
Josè Mourinho, conscio del fatto che i prossimi giorni per lui saranno difficili, gioca d’anticipo e si prende le proprie responsabilità: “Io capisco sempre i tifosi del Real ed il ‘madridismo’, però non li ascolto, nè prima nè dopo. La responsabilità è mia, principalmente quando la mia squadra perde. La vittoria ha molti padri, la sconfitta solo uno. Quello sono io, ci è già successo nelle finali di Supercoppa”. Sul comportamento di Pepe ed il ‘pestone’ sulla mano di Messi: “Sul momento non l’ho visto e nemmeno le immagini. Però se il suo gesto è stato intenzionale, e ha pestato la mano di Messi volutamente, è sicuramente un atto censurabile. A parte questo, Pepe ha fatto un gran lavoro per la squadra”.
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Fonte: Repubblica.it