(R. Maida) – Era già buio quando Luis Enrique, a bordo del suo Suv grigio, usciva con guida sicura dallo stadio Olimpico. E’ stata una festa romanista a scoppio ritardato, un’ora e mezza dopo la fine della partita. Due gruppi di persone lo hanno travolto con incitamenti e applausi. In cambio, l’allenatore ha abbassato il finestrino e si è fermato per le foto e gli autografi. Adesso i tifosi sono orgogliosi del loro allenatore. E pensare che solo un mese fa, sotto il diluvio di Firenze, la gente lo insultava.
FELICITA’ – Anche in sala stampa, alla fine della conferenza, Luis Enrique aveva incassato applausi da qualche giornalista “coinvolto” per la terza vittoria consecutiva. La Roma ha cominciato il 2012 nel migliore dei modi, prendendo a picconate i dubbi sulla gestione delle vacanze natalizie. «Siamo stati bravissimi – ha detto – non era facile battere il Chievo che giocava con dieci uomini dietro alla linea della palla. In più venivamo dalla sosta, che lascia sempre qualche dubbio e ti fa avvicinare con un pizzico di timore alla partita. Invece la squadra ha avuto l’atteggiamento giusto e un rendimento molto buono, pressando alto, partecipando con tutti gli attaccanti alla fase difensiva come chiedo io. Ho visto una Roma matura». (…)
DIFFERENZE – E’ stata una Roma diversa da quella che aveva vinto contro Napoli e Bologna. Bojan ha fatto il centravanti, Lamela gli girava attorno, Totti ha giocato a centrocampo sulla linea di Simplicio e Pjanic, gli esterni sono tornati alti: «Sono cose normali, che dipendono dall’avversario. Non ho cambiato sistema perché mancava Osvaldo, sono stati i giocatori a interpretare il ruolo a modo loro, per cercare di attaccare con più efficacia il Chievo» . (…)
LA TRATTATIVA – Parlando dei singoli, Luis Enrique ha fatto i complimenti a Lamela («In campo mette quello che ci aspettiamo da lui» ) e Bojan («Lavora in maniera incredibile, avrebbe meritato un gol» ) ed è tornato sul rinnovo di De Rossi: «Ripeto, sono convinto che rimarrà. Non ho dubbi. Non voglio pensare a una Roma senza Daniele. Ma dobbiamo aspettare perché c’è una trattativa. (…)