(R.Maida) Una parabola forte e stretta, che si è addormentata dolcemente in porta mentreGillet volava senza arrivare dove avrebbe voluto. Uno slalom speciale tra quattro giocatori con tiro mancino, su cui Gillet ha raggiunto lo scopo e Simplicio no. In quei minuti sfavillanti l’Olimpico ha realizzato davvero chi sia Miralem Pjanic. Un fenomeno di classe, agilità, personalità. E’ stato lui a scuotere la Roma, stordita da una settimana difficile e da un Bologna aggressivo, con la punizione del pareggio e l’azione che stava per diventare il sorpasso. Purtroppo, un colpo alla coscia lo ha bloccato sul più bello. Fosse rimasto in campo fino all’ultimo, illuminando la squadra più dei riflettori dello stadio, forse adesso Luis Enrique non parlerebbe di occasione persa.
RAMMARICO – Al terzo gol nella Roma, il secondo di fila sotto la Curva Sud con tanto di bacino alla maglia, Pjanic pensa alla squadra con un velo di dispiacere: «I successi personali sono importanti. Ma avrei preferito vincere la partita e non segnare. E’ un peccato. Abbiamo avuto tante occasioni, soprattutto dopo l’1-1, e non siamo riusciti a concretizzarle. Evidentemente non eravamo abbastanza pericolosi sotto porta. Non era la nostra giornata» . Riconosce i meriti del Bologna, che ha pressato alto bloccando le fonti del gioco romanista: «Loro hanno giocato un’ottima partita, difendendosi con attenzione e muovendosi bene in campo. Nel primo tempo non ci hanno dato la possibilità di colpire. Possono capitare partite così» . (…)