(S.Neri) – Circola intorno a Luis Enrique una curiosa attenzione.
Non è la normale attenzione che sa accendere un allenatore il quale prende una squadra in mano e ne garantisce il cammino. E’ un’attenzione diversa che serpeggia dovunque. L’avvertono i giocatori, soprattutto i più giovani, i quali hanno captato la scossa di una passione che si manifesta attraverso l’impegno quotidiano del lavoro, i discorsi, i comportamenti del giovane tecnico spagnolo. L’avvertono anche i giocatori più vecchi i quali hanno impiegato più tempo per entrare in sintonia ma che adesso avvertono anche loro uno strano agio nel lavorare con l’uomo che li guida.
Ma questa nuova e singolare attenzione la avvertono anche i tifosi i quali non sanno perché, eppure gli vien da dire che quel Luis Enrique è qualcuno; gli piace a prescindere dai risultati e soprattutto lo “sentono”. In che senso lo “sentono”? Non lo sanno ma lo “sentono” lo stesso e gli vogliono bene, pronti a perdonargli anche i brividi che qualche volta arrivano dal campo e che non sempre il risultato cancella. Ma l’attenzione che intorno al mondo di Luis Enrique si è creata coinvolge anche gli altri allenatori, non solo i più famosi ma tanti impegnati con squadre minori i quali hanno percepito nell’aria una novità. Insomma si è creata una sorta di impalpabile caccia al tesoro che mette al centro un premio misterioso. Cioè la conoscenza in profondità del modo di lavorare di Luis Enrique il quale batte la sua strada senza concedere nulla all’immagine. […]
Agli amici più cari in Spagna ha confidato che qua si lavora bene ma se qualche cosa lo fa soffrire è che ancora nel gruppo non vede la totale concentrazione che invece anima la sua vita: ma è questa interpretazione maniacale dell’impegno, inteso più come passione assoluta che come mestiere, che ogni giorno di più lo rende gradito. Probabilmente egli vorrebbe trasferire al più presto nei giocatori della Roma, quella grinta che a Barcellona scatenava negli allenamenti e nelle partite i giocatori della sua squadra. Vorrebbe che qualsiasi accondiscendenza di troppo non facesse sentire i suoi ragazzi appagati e soprattutto viziati da una realtà che comunque li gratifica. Li vede ancora un po’ viziati? Forse si. Infatti confessa agli amici più discreti che a Barcellona la squadra, anche quella di Guardiola, è sempre affamata di vittoria. Che anche il giorno dopo la conquista di un trofeo mondiale, i giocatori del Barcellona sono pronti a buttarsi nella mischia. La sua concentrazione è questa. Ed è una concentrazione che non ammette pause.[…]