(M. Cecchini) – Questa è una storia che ha un protagonista chiaro (Daniele De Rossi), un soggetto definito (il suo rinnovo di contratto, ormai quasi scaduto) e tante chiavi interpretative. Le più usate sono quella economica (per la Roma è peggio perderlo a zero oppure impegnarsi per una cifra prossima ai 60 milioni per 5 anni?), quella malinconico-populista (a certi livelli, che cosa cambia guadagnare 5 o 6 milioni a stagione?) e quella sentimentale (è romano e romanista: come fa Capitan Futuro andare a giocare altrove?). In questi giorni riteniamo che il punto di vista meno adoperato sulla vicenda sia quello di De Rossi.
City, Real &; Co. Come vive questi giorni il giocatore? Inutile nasconderlo, le lunghe ombre di Manchester City e Real Madrid, Psg e la suggestione (e quasi nulla più) del Milan, oltre a lusingarlo, gli hanno caricato sulle spalle un rosario di tormenti e stimoli verso una vita diversa (calcisticamente e non) che travalicano la trattativa. La storia è tratteggiata. Nella scorsa stagione l’azzurro, premi compresi, ha guadagnato circa 5,2 milioni. La dirigenza, ad un certo punto, ha sottovalutato la trattativa, credendo che bastasse modulare la parte variabile del contratto per accontentare Daniele. Non è stato così. Dopo i vari escamotage messi in atto (dal rinnovo di un anno alle clausole di rescissione progressive a seconda di quanto il giocatore veniva incontro al club) si è arrivati alle colonne d’ercole dei circa 6 milioni proposti (con varie modalità) dalla Roma agli 8-9 messi sul piatto del City (Mancini: «Daniele è un top player»), con in mezzo alla forbice tutte le altre contendenti. A proposito, è bene considerare altri due elementi: l’azzurro, a 28 anni, è all’ultimo contratto importante della sua carriera; lui è separato e sua figlia Gaia vive a Roma.
Lumian & Baldini La scelta è difficile, tanto più che la ricca procura di De Rossi è divisa a metà tra il manager Sergio Berti e la società Lumian, a cui partecipa anche Alberto De Rossi, papà dell’azzurro. Come dire, un eventuale trasferimento forse sarebbe vantaggioso per tutta la famiglia. Ma non basta questo a spostare una bilancia ferma ormai da troppo tempo. A questo punto l’impressione è che De Rossi — qualsiasi scelta compia — non sarà pago fino in fondo. Per questo forse (si sussurra dopo un colloquio informale col d.g. Baldini) ieri il silenzio di Daniele, mentre firmava autografi, è apparso a tutti assai triste, anche perché nessuno dei (tanti) attori ora ha più voglia di attendere.
Pallotta Lippi In Inghilterra The Independent racconta come De Rossi stia già prendendo lezioni d’inglese presso lo stesso insegnante della figlia Gaia, tra l’altro ex osservatore del Manchester United. Basta questo per darlo partente? No di certo, ma dice il «suo» ex c.t. Lippi: «De Rossi è un fuoriclasse. Il fatto che sia arrivato a questo punto e non abbia concluso la trattativa mi fa pensare che potrebbe anche andarsene». In questo scenario complesso, non si può sottovalutare l’arrivo oggi a Trigoria di James Pallotta, vero socio «forte» della cordata Usa. Resterà fino a martedì e ne approfitterà per conoscere meglio dirigenti, staff tecnico e giocatori. Inutile dire che il caso De Rossi volerà sulla sua testa come uno spettro da esorcizzare, se vorrà, se potrà. A Trigoria c’è la sensazione forte che difficilmente l’addio sarà a gennaio e che (per rispetto) non andrà via gratis. Magari firmerà un rinnovo pro forma (con clausola di uscita minima) per poi salutare a giugno. Se così accadrà, di sicuro la caccia al suo sostituto si aprirebbe subito, potendo investire anche quanto si risparmierebbe sull’ingaggio. I nomi sulla lista sono quelli dei brasiliani Casemiro (San Paolo) e Fernando (Porto), ma è certo che il senso di vuoto sarebbe impossibile da colmare per qualsiasi tifoso della Roma. E se questo sia il bello o il brutto del calcio, sinceramente non sapremmo dirlo.