(B.Tucci) Che cosa succede nei piani alti della Roma? Thomas DiBenedetto perde quota, ne acquista invece un altro italo-americano, James Pallotta, il quale potrebbe avere presto la maggioranza delle azioni per decretare così un colpo di mano. Francamente, ai tifosi giallorossi interessa poco che il numero uno sia Tizio o Caio. Per loro, l’importante è che si faccia presto chiarezza e che al vertice della società vada un uomo che voglia davvero fare grande la squadra (…). Fin qui, tutto questo non c’è stato. Da quando la bandiera a stelle e strisce ha preso in mano le redini di Trigoria non si sono mai ben capiti i confini dell’operazione. Con un presidente che piombava nella Capitale a fasi alterne e con un consiglio che non è riuscito a prendere decisioni di una certa portata. È chiaro che in questo modo tutto l’ambiente ne ha risentito e soprattutto i giocatori non hanno saputo raccapezzarsi (…). Ora, dopo un periodo oscuro, la Roma sembra aver ritrovato la vena dei tempi migliori. Finalmente, la squadra ha un gioco, ha cominciato ad assimilare i principi di Luis Enrique, che, a sua volta, ha iniziato a capire che qualche critica andava condivisa e accettata. È così che si deve andare avanti. Che ci sia Rossi o Bianchi sulla poltrona più prestigiosa interessa fino ad un certo punto, se non nulla. Il gradimento di un presidente lo si verifica con quello che dà al gruppo, e cioè a quegli undici. Ed allora si metta fine al braccio di ferro. Si decida chi è il padrone e ad esso si chiedano quegli interventi necessari per creare una squadra da sogno.