(A. Catapano) – C’è il vero amore e l’innamoramento. C’è la grande storia e la storiella. C’è chi ti fa battere il cuore e chi ti fa stare bene. Chi ti lascia e ti uccide e chi, al massimo, ti rovina una giornata. Con Mirko Vucinic è stato amore vero, con tutti i crismi. Bello, matto, disperato. Anni di vertigini. Con lui è stato come vivere ogni partita sulle montagne russe. Senza alcuna logica, come tutti i grandi amori, ci siamo presi, lasciati, ripresi, rilasciati. Amati, odiati, amati di nuovo, riodiati di più. Quando indossava lo smoking, era adorabile. Quando giocava con il pigiama, insopportabile. Comunque, è stato bellissimo. E indimenticabile. Ve la ricordate la doppietta nel derby? E la discesa travolgente con il Chelsea? Il gol al Manchester? Il volo a planare con l’Inter? Con Vucinic, i romanisti sono stati due volte ad un passo dal Sogno. A Catania e a Verona, sempre lui. Sarebbe stato amore eterno, chi avrebbe osato metterlo in discussione? E invece, quel giorno al Bentegodi fu l’ultimo di amore assoluto. Da lì in poi, solo incomprensioni e tormenti con i romanisti. Un giorno forse si ritroveranno, almeno da avversari. Stasera no, troppo presto, il ricordo è ancora vivo. Mirko resterà a casa, come il 12 dicembre. Meglio così. Senza drammi Con Marco Borriello è stato più facile lasciarsi. E non sarà difficile riprendersi, se mai tornerà. Non è stato amore, solo infatuazione. La storia partì a mille, piena di gol e speranze, ma l’entusiasmo durò lo spazio di un girone. Borriello aveva pure intenzioni serie, la Roma meno. Si sono trascinati fino a qualche giorno fa, si sono lasciati da persone mature. Per ora è un arrivederci, magari in futuro i tempi saranno più giusti. Oppure no, e allora buona fortuna. Stasera, Borriello giocherà titolare. I romanisti temono come finirà. Ma questa è un’altra storia.