(M.Macedonio) – «A dir la verità, non mi sarei mai augurato che Daniele potesse ritrovarsi con un problema come questo» dice un grande ex capitano comeGiacomo Losi. «Ai miei tempi, tutto ciò non sarebbe mai potuto succedere, vista la diversa condizione in cui eravamo noi giocatori rispetto alle società. I nostri contratti erano infatti molto diversi: tanto per cominciare, duravano un solo anno e, alla scadenza, ognuno di noi veniva chiamato per rinnovarlo, tenendo conto di quanto si era fatto nel campionato precedente. Questo voleva dire che, se avevi fatto bene, ti confermavano, dandoti lo stesso stipendio o magari ritoccandolo un po’, oppure no. E tutto avveniva in un colloquio diretto con il presidente. Senza procuratori, perché non ce n’erano, e senza tutto questo can can mediatico che vediamo verificarsi oggi. Io, tra l’altro, ero sempre il primo a firmare, anche perché in questo modo mi portavo dietro tutti gli altri. Ricordo che ci chiamavano prima di andare in vacanza. I primi erano quelli su cui si intendeva costruire la squadra. La società faceva la sua proposta, noi chiedevamo quanto volevamo in più e, in genere, nel giro di un’oretta, ci si accordava, senza troppe lungaggini. Si usciva dalla stanza e gli altri ti chiedevano “com’è andata?”, senza però entrare nel merito delle cifre. Poi, c’era chi era più bravo a spuntare qualcosa di più, ma lì finiva. E oggi, sentire tutto quello che ruota, in termini di soldi, intorno al calcio, mi fa venire il mal di testa. Quanto a Daniele, penso al fatto che da mesi ci portiamo dietro questa situazione. Per carità, lui è libero di scegliere come meglio crede. E capisco anche la tentazione che può esservi di andare a guadagnare di più, magari in una grandissima squadra. E’ normale che possa essere combattuto. Ma, da parte mia, mi sento di dirgli: “sei romano, attaccato a questa maglia, al posto tuo neanche ci penserei”. (…) “Detto questo, mi piangerebbe il cuore veder andar via De Rossi. Io Daniele lo adoro, e penso che mi somigli anche un po’ dal punto di vista caratteriale, perché è uno che in campo dà sempre tutto, anche l’anima. Io credo che lui dovrebbe sposare la Roma, e basta. Se poi, non dovesse credere nel progetto di questa società, è giusto che allora ci pensi bene. Ma l’augurio che mi faccio è che decida presto. E che, soprattutto, resti. Perché lui è il futuro della Roma, e privarsi di un giocatore così sarebbe per la società un errore gravissimo. E poi, perché proprio non riesco a vederlo con un’altra maglia. Lo vedo solo in giallorosso». Un altro calcio, quello di Losi, che ha però molto in comune con quello di chi gli succedette, come capitano di lungo corso, negli Anni 70. Sergio Santarini è stato infatti anche lui una bandiera per questi colori e per un’intera tifoseria.«Deve decidereui, insieme al suo procuratore, visto che oggi sono proprio loro, i procuratori, che vanno per la maggiore. Da parte mia capisco, anche se non dico che giustifico, che uno possa anche decidere di andar via. Perché, purtroppo, oggi il calcio è cambiato ed è soprattutto denaro. E in proporzioni talmente grandi, che difficilmente si può resistere a certe tentazioni. Sinceramente, non mi sento di dargli alcun consiglio e, soprattutto, non mi sentirei assolutamente di criticarlo quale che sia la decisione che intenderà prendere. Quando sento, come mi è accaduto giorni fa, che un giocatore come Ibrahimovic guadagna in quattro giorni quello che noi guadagnavamo in un anno, mi cadono le braccia. E davanti a questo, capisco che il dio denaro la fa da padrone. Nel caso di De Rossi, poi, c’è in ballo una scadenza di contratto che dà al giocatore un potere contrattuale molto forte. Ai nostri tempi, questo non accadeva, perché non esisteva, appunto, la scadenza di contratto, e si era soggetti alle società in ben altro modo. Se mi è capitato di poter andar via? Ci sono state un paio di squadre, in particolare Napoli e Juve, che mi avrebbero voluto con sé. Ma io ero della Roma e sapevo che lo sarei stato fino alla fine della carriera.” (…) Ancora più diverso è il calcio di un altro grande ex capitano giallorosso qual è Giuseppe Giannini. «E’ una situazione difficile da valutare, quella di Daniele – dice il Principe. – Tanto più perché in scadenza di contratto. E quindi non di fronte ad un semplice rinnovo. La verità è che non bisognava arrivare a questo punto. E capisco che ora entrino in gioco tante cose. Con un giocatore che, oltretutto, sta facendo anche un ottimo campionato. Insomma, è difficile uscirne, anche se lui ha più volte esternato di voler venire incontro alla società. Al punto in cui siamo, bisognerebbe stringere i tempi e capire se c’è veramente l’interesse di arrivare ad un accordo, o meno. Se è capitato a me? In scadenza, no. E, nel suo caso, va tenuto conto che il suo potere contrattuale è molto diverso e molto forte. Ed è anche giusto che lui, in qualche misura, cerchi di “sfruttarlo”, anche se non ha mai nascosto il suo desiderio di rimanere. Opinione mia è che rimarrà, anche perché sennò sarebbe andato via prima. L’augurio che mi faccio è ovviamente che resti. E quello che faccio a lui è, sì, di riuscire a guadagnare il più possibile, visto che spesso sono riusciti a guadagnare tanto anche quelli che non se le meritavano. Ma a patto di rimanere comunque qua»