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IL ROMANISTA. Lamela, voglia di stregare ancora

Lamela

(C. ZUCCHELLI) –La difesa pubblica, i rimproveri privati. Tutto con un solo obiettivo: aiutarlo a crescere. Ancora di più. Luis Enrique si coccola Erik Lamela, uno dei talenti più puri della sua Roma, e lo fa in conferenza stampa dando, per la prima volta da quando allena i giallorossi, un’anticipazione sulla formazione: «Giocherà titolare».

Non è un caso che per trasgredire al suo credo l’allenatore spagnolo scelga proprio Lamela, il giocatore di cui in questi giorni si è detto (e scritto) di più. L’espulsione contro la Juventus, ma anche le polemiche dopo la cena coi compagni a via Veneto: non è stata una settimana facile per lui. In questi giorni le sue uniche parole sono state quelle rilasciate a Il Romanista. Le più importanti proprio quelle relative al «primo cartellino rosso» della sua carriera: «Ci siamo strattonati – la sua ammissione – l’ho colpito, ho sbagliato ma non volevo fargli male. Per questo chiedo scusa ai tifosi».

La società ci ha parlato e ha deciso di multarlo, come da regolamento interno. Lui non ha fatto una piega. Luis Enrique anche ha voluto ascoltare la sua versione: senza esagerare nei toni, ma fermo nei contenuti, gli ha fatto presente l’errore commesso. Un errore che ci può stare, considerando l’età del ragazzo e considerando che adesso che tutta Italia si è accorta del suo valore le pressioni che subirà saranno sempre maggiori. Per questo il tecnico predica equilibrio: «Non si può in una settimana passare da essere un fenomeno a essere quasi un delinquente. Queste cose capitano a chi ha 35 anni, figuriamoci a 19». E a chi ipotizza un turno di stop, magari per farlo riflettere su quanto commesso? Luis Enrique si fa una risata: «No, sarà titolare. Così farà due gol, farà tremare l’Olimpico e sconterà la multa portando tutti a cena fuori. Così sarà». La speranza è che succeda davvero. Lamela dal primo minuto non è certo una novità: da quando si è messo alle spalle l’infortunio alla caviglia sinistra, l’argentino è stato uno dei punti fermi della squadra. Come trequartista o come punta, largo a destra o a sinistra, con facoltà di assecondare – come Totti – il suo estro e la sua fantasia.

Sono arrivati gol e assist, giocate da applausi e un temperamento da giocatore già formato raro da trovare in un ragazzo che deve ancora compiere 20 anni. E che sa benissimo dove si trova: «So bene dove sono – ha detto sempre a Il Romanista – e so anche quali responsabilità comporta indossare questa maglia». Una maglia che ha indossato finora 14 volte (12 in campionato) mettendo a segno 3 reti: quella all’esordio contro il Palermo in campionato e la doppietta alla Fiorentina in Coppa Italia. Partite, come anche quella di Napoli e quella contro il Cesena, che lo hanno esaltato e che hanno fatto innamorare ancora di più i suoi tifosi di un talento che, come ha assicurato Walter Sabatini, non è ancora esploso del tutto: «Non mi monto la testa se mi dicono quanto sono bravo.

 

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