(D. Galli) – Non è una battuta, ma la ferma convinzione di parecchi tifosi della Roma. È questa: c’è Totti, e poi ci sono altri dieci giocatori. D’accordo, c’è Totti in assoluto. Ma domani c’è anche qualcosa di più. C’è Totti, ci sono altri dieci giocatori e c’è pure una leggenda da sfatare, un mito da raggiungere e – perché no? – poi sorpassare. C’è l’ennesima favola da scrivere per entrare nella Storia un’altra volta e di nuovo dalla porta principale. Domani all’Olimpico il Capitano può segnare al Cesena. Un fatto di per sé normale, Totti ha segnato a mezzo mondo. Ma stavolta il gol avrebbe un valore particolare. Leggendario, appunto. E mica perché il Cesena è l’unica squadra di Serie A assieme al Novara a cui Francesco non ha mai fatto gol (e per forza, considerato che per gli emiliani è il secondo campionato di A dal ’91 e per i piemontesi il primo da cinquantasei anni a questa parte). No, la ragione è un’altra. Se domani Totti fa centro, prende Nordahl a 210 reti con la stessa maglia.
Impossibile? No, anzi. Non quotato. O quasi. I bookmaker danno a 1,80 un gol del Capitano con il Cesena. Persino il baby fuoriclasse Lamela è piazzato peggio: è quotato a 3. Per le agenzie di scommesse per rendere immortale Totti non c’è partita migliore, ideale, di quella con l’undici di Arrigoni. E secondo i bookmaker non finisce qui. Con i suoi 209 gol in Serie A, Totti è a sette lunghezze dall’accoppiata Meazza-Altafini, terzi ex aequo nella classifica dei marcatori più profilici della massima divisione. Per gli scommettitori, che piazzano la giocata a 2,85, Francesco colma il gap entro la fine di questo campionato. Questa ce l’ho, questa ce l’ho, il Cesena gli manca. Finora Totti ha violato la porta di 36 squadre. Il Parma (15 gol), la Samp e il Cagliari (13) sono i piatti prelibati, le vittime predestinate, quelle preferite dal Capitano. Nella speciale graduatoria del numero 10 per antonomasia ci sono tutti i grandi club e anche qualche piccola realtà di fuori Roma. Tipo la Lazio. Poi c’è il Novara, che mancava in Serie A dalla nevicata del ’56. Ne riparleremo il primo aprile, quando verrà all’Olimpico.
Anche perché Francesco all’andata era infortunato. Totti Il Magnifico. A Trigoria lo descrivono così. In splendida forma, mattacchione come sempre, l’umore giusto per rendere il massimo. Francesco sta vivendo forse uno dei momenti più sereni della sua carriera. Con la doppietta al Chievo è tornato al gol dopo quasi otto mesi – ma c’è stata di mezzo l’estate – dall’ultima volta, da quella rete a una Samp appena retrocessa. Era il 22 maggio 2011. Anche se non è mai stato realmente in discussione il rapporto con Luis Enrique, le incomprensioni di inizio stagione – ma forse più col mondo Roma che con l’allenatore – sono state ampiamente superate. Come? Con il dialogo. Totti ama le persone franche. Dirette.
È anche questo che lo rende prezioso, lui romano di una Roma che adora a tal punto la dietrologia, da avere elucubrato assurde regie occulte dietro le iniziali stravaganti (definiamole così) decisioni – vedi alla voce Slovan – di Luis Enrique. Totti Il Magnifico, perché Totti è un modello. La Gazzetta dello Sport e la Lega di A lo hanno messo in nomination per “I piedi buoni del calcio – Lo sportivo esemplare”. Il motivo? Leggete qua:
«Sempre sensibile sul tema dei diritti dell’infanzia. Ambasciatore italiano per l’Unicef, si distingue per l’aiuto ai minori in difficoltà». Commentava l’altra sera Lamela: «Francesco è una grande persona, oltre che un grande calciatore». È grande. Ma domani col Cesena può diventare ancora più grande. Per gli altri, sia chiaro. Per quelli che attribuiscono patenti di grandezza solo in funzione delle statistiche. Perdonateli, non sono romanisti.